Polizia antisommossa disperde la protesta contro una miniera sino-birmana
Yangon (AsiaNews/Agenzie) - La polizia antisommossa è intervenuta oggi per sedare la protesta di cittadini e monaci contro una miniera sino-birmana, per conflitti irrisolti legati a inquinamento ambientale, sequestro forzato dei terreni, risarcimenti e risistemazione degli sfollati. Gli agenti hanno usato cannoni ad acqua per disperdere la folla che, nei giorni scorsi, a più riprese ha intonato slogan e canti contro l'espansione inquinante della cava di rame, situata poco lontano dalla città di Monywa, regione di Sagaing, nel centro del Myanmar. Già nel recente passato l'area era stata teatro di manifestazioni - iniziate nel giugno scorso - cui avevano fatto seguito numerosi arresti da parte delle forze dell'ordine (cfr. AsiaNews 11/09/2012 Attiviste arrestate in pagoda: preparavano manifestazioni contro una cava sino-birmana).
Agricoltori della zona, monaci buddisti e attivisti confermano che il raid della polizia è avvenuto alle prime luci dell'alba; dozzine le persone arrestate, mentre il campo all'interno del quale erano assiepati da giorni è stato incendiato dalle autorità. Un monaco di nome Yaywata ha raccontato all'Afp che "gli agenti hanno fatto irruzione mentre dormivamo e ha aperto i cannoni d'acqua". Fra gli arrestati vi sono anche alcuni religiosi, ma ciò che desta maggiore preoccupazione sono le "ferite da bruciatura sul corpo" di alcuni monaci. Gli agenti avrebbero infatti usato anche un "gas misterioso" sui manifestanti, provocando ustioni alla pelle.
La miniera, la più grande del Paese, è di proprietà della Myanmar Wanabo Mining Copper - parte del gigante statale cinese North China Industries Corp. (Norinco) - e opera in partnership col ministero birmano delle Miniere e un'industria vicina alla leadership militare. In giornata è prevista anche la visita della leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, per ascoltare le ragioni dei manifestanti e prevenire ulteriori scontri.
Analisti ed esperti di politica birmana sottolineano che questa vicenda rappresenta un "banco di prova importante" per il governo "riformista" birmano, al potere dallo scorso anno e guidato dal presidente Thein Sein, ex figura di primo piano della giunta militare. Da poco l'esecutivo ha riformato la legge sulle proteste di piazza, concedendo una (parziale) libertà di manifestare prima impensabile. Tuttavia, in settimana le autorità hanno imposto l'ordine di sgombero e la fine delle proteste. Il 27 novembre a Yangon otto persone sono state arrestate e incriminate per oltraggio allo Stato e alle istituzioni; essi manifestavano assieme ad altre 50 persone per la chiusura della miniera di Monywa e la partenza del gigante cinese che detiene metà della proprietà del sito. Al momento si trovano rinchiusi in una cella della prigione di Insein; la prima udienza del processo a loro carico è fissata per il 3 dicembre prossimo.
La vicenda della miniera di Monywa non è il primo esempio di progetto cinese-birmano che solleva polemiche per l'impatto ambientale e le violazioni di diritti dei cittadini. Lo scorso anno il governo di Naypyidaw ha meravigliato il mondo, con l'annuncio dello stop ai lavori di costruzione della diga di Myitsone - nello Stato settentrionale Kachin - dato dal presidente Thein Sein in persona (cfr. AsiaNews 30/09/2011 Il presidente birmano interrompe la costruzione della diga di Myitsone). Oggi attivisti e organizzazioni ambientaliste chiedono il blocco di altri progetti analoghi, in un Paese ricco di materie prime ma a rischio di sfruttamento selvaggio.