Politici e monaci nella giostra della campagna elettorale
Taipei (AsiaNews/Agenzie) Vigilia infuocata su tutti i fronti nell'isola, che sabato prossimo, 20 marzo, si appresta a votare per eleggere il prossimo presidente e il referendum sulle relazioni con la Cina. Il tempio buddista Chungtai a Puli (distretto centrale di Nantou) è al centro di accese proteste dopo che la scorsa settimana Wei Chueh, uno dei 4 maestri buddisti più influenti, ha invitato a votare per il Kuomintang (KMT), il partito all'opposizione, e a boicottare il referendum indetto dall'attuale presidente Chen Shuibian.
Il Partito Progressista Democratico (DPP) ha inviato volontari a guardia del tempio, che il 15 marzo è stato costretto alla chiusura per un mese. Domenica 14 marzo, più di un centinaio di persone si sono radunate davanti al tempio per protestare contro il maestro, costringendo 250 poliziotti a intervenire per evitare disordini. Il sostegno esplicito del maestro potrebbe condizionare negativamente il risultato delle elezioni per il DPP. Chen ha molti votanti al sud, il candidato rivale Lien Chan li ha al nord; al centro ancora la situazione è alla pari.
A Taiwan, i buddisti sono 8 milioni e costituiscono la religione maggioritaria. Durante la campagna elettorale, i politici, compresi quelli che si dichiarano atei, tentano di conquistare il supporto dei credenti, soprattutto buddisti, recandosi nei templi e inchinandosi alle divinità. Dal mese scorso, Chen Shui-bian, che si dichiara ateo, ha visitato più di 200 templi, mentre Lien Chan, buddista, circa 5 al giorno. Il 22 gennaio, la vice presidente Annette Lu, buddista, si è recata in 11 templi, mentre James Soong, candidato vice-presidente dell'opposizione, in 5.
Intanto, si susseguono i tentativi da parte dei due candidati alla presidenza di ottenere supporti in tutta l'isola.
Venerdì 12 marzo, Chen Shuibian ha invitato gli abitanti dell'isoletta di Kinmen, roccaforte del KMT, a votare il referendum perché sarebbero più esposti al pericolo di un eventuale conflitto sullo stretto.
Sabato 13 marzo, il presidente è stato acclamato dalla folla di Kaohsiung, nel sud, dove ha la maggioranza dei consensi. Lo stesso giorno a Kaohsiung, Lien Chan, è riuscito a mobilitare 200 mila persone per una manifestazione lungo tutta l'isola. Alle 3 e 20 di notte oltre 2 milioni di persone hanno gridato in contemporanea: "cambia il presidente, salva Taiwan".
Domenica 14 marzo, Chen ha partecipato a una manifestazione degli hakka, il secondo gruppo etnico più numeroso dell'isola, che tradizionalmente appoggia il KMT. Chen ha promesso di tutelare i loro interessi, tra cui finanziare una rete televisiva nella loro lingua.
Intanto, accuse di corruzione gravano su entrambi i candidati. In una lettera aperta, Huang Tsung-hing, vice-presidente della Taiwan Pineapple Corp, ha accusato Lien Chan di aver accettato da lui come donazione politica 100 milioni di dollari di Taiwan (circa 2,5 milioni di euro) nel 1998. In una conferenza stampa a Los Angeles, Chen Yuhao, ex presidente della Tuntex Group, ha accusato Chen Shuibian e sua moglie, Wu Shuchen, di aver mentito sulla sua donazione al DPP. Egli sostiene di aver donato al DPP 20,3 milioni di NT, mentre il partito dice di aver ricevuto solo 10 milioni di NT.
Le elezioni hanno attivato anche un giro di scommesse miliardarie. Il 3 marzo, il Ministro della Giustizia Chen Dingnan ha ordinato alla polizia di bloccare il vizio del "toto-presidente" perché le scommesse possono influenzare l'esito delle elezioni. (MR)
11/12/2019 08:38