Pogrom in Orissa, la polizia scagiona i cristiani per la morte dello swami indù
Mumbai (AsiaNews) – Maoisti di primo piano sono stati coinvolti nell’assassinio del maestro indù, Laxmanananda Saraswati, la cui uccisione ha fornito il pretesto per i pogrom anticristiani del 2008 nel distretto di Kandhamal (Orissa) e in altre parti dell'India. La notizia viene da fonti di polizia, che l’hanno resa ufficiale il 9 maggio.
La sezione criminale della polizia dell’Orissa, che ha compiuto ulteriori indagini sui fatti del 2008, ha registrato un’accusa nei confronti di almeno sette persone coinvolte nell’uccisione di Saraswati e di alcuni suoi seguaci all’ashram di Jaleshpata, nell’area di Tumudibandh nel distretto di Kandhamal. Il crimine ha avuto luogo nella tarda serata del 23 agosto 2008.
Secondo le fonti, l’indagine ha rivelato che i leader maoisti hanno formato un “gruppo di miliziani” per eseguire il piano, che prevedeva l’uccisione del leader storico del Vhp (Viswa Hindu Parishad, Consiglio mondiale indù). “Tutti i sette sono maoisti ufficiali”, ha confermato l’ispettore generale della sezione criminale, Abhay. L’indagine preliminare ha portato, nel 2009, all’incriminazione di altre sette persone. Tutti i 14 accusati di essere mandanti autori dell’odioso crimine, sono “quadri” maoisti, incluso il leader maoista Sabyasachi Panda.
Un funzionario della sezione criminale in precedenza ha dichiarato che l’organizzazione maoista, fuori legge, si era assunta immediatamente la responsabilità dell’uccisione del visionario, perché il leader indù diffondeva odio nel popolo in nome della religione. In effetti dagli anni '60 lo swami si era contraddistinto per le sue campagne contro le conversioni dei Dalit e gli assalti contro chiese, scuole, lebbrosari, ospedali, centri sociali cristiani.
Durga Prasad Kar, presidente del Vhp dell’Orissa, aveva registrato una petizione avanzando dubbi sul coinvolgimento dei maoisti nell’uccisione. Kar, un responsabile capo dell’ufficio tasse in pensione, aveva citato nella sua petizione otto tentativi di assassinio nei confronti di Saraswati, accaduti fra il 1969 e il dicembre 2007. E scriveva: “Dagli attacchi citati, non dovrebbe esserci uno iota di dubbio sul fatto che Laxmanananda Saraswati era un bersaglio dei cristiani convertiti, e il loro obiettivo è stato raggiunto il 23 agosto 2008 con la sua uccisione”. Secondo Kar, “tutti gli attacchi precedenti venivano da cristiani convertiti e non da maoisti”.
Sajan K. George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) ha chiesto che il Vhp venga messo al bando. “Il Vhp dovrebbe offrire scuse incondizionate al popolo indiano, e alla comunità internazionale, per aver diffuso notizie false sui cristiani, e per aver insinuato un coinvolgimento delle Chiese nell’assassinio del leader indù Laxmanananda Saraswati. L’accusa stilata dalla polizia dimostra che i responsabili della pianificazione e dell’esecuzione del crimine sono il leader storico maoista Sabyasachi Panda, insieme ad altri sei. Lo Stato dell’Orissa e il governo centrale dovrebbero mettere sotto stretta sorveglianza il Vhp e altre organizzazioni radicali indù per impedire futuri attacchi contro la minoranza cristiana in India”.