Pogrom di Kandhamal, solo lavori forzati e una multa: una parodia della giustizia
di Nirmala Carvalho
Lo afferma Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians, in merito alla condanna a nove persone. Estremo un sacerdote di Cuttack Bhubaneshwar, che chiede “il carcere a vita, o la pena capitale”.
Mumbai (AsiaNews) – “Questa è una parodia della giustizia che riapre solo profonde ferite nelle vittime dei pogrom anticristiani”: è il commento di Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), alla notizia della condanna ai lavori forzati (rigorous imprisnment) per nove persone, responsabili di incendi dolosi, assassinii, tumulti e assemblee illegali durante i pogrom anticristiani di Kandhamal (Orissa) nel 2008. I colpevoli dovranno anche pagare una multa di 11mila rupie (circa 170 euro) a testa.
Durissimo p. Dibya Singh, di Cuttack Bhubaneshwar, che giudica la sentenza “ridicola” e una “grave ingiustizia per i cristiani del Kandhamal”. Lavori forzati e una multa per il sacerdote non sono sufficienti, e vuole appellarsi all’Alta corte: “Si tratta di un caso di omicidio e di case bruciate: ci aspettiamo il carcere a vita, o la pena capitale”.
Il presidente del Gcic spiega che ormai i colpevoli delle violenze del 2008 considerano ovvia la complicità delle autorità e la conseguente impunità: “Così la comunità cristiana di Kandhamal continua a vivere nella paura, a causa delle intimidazioni degli estremisti hindutva che girano liberi nei villaggi”.
Il Global Council of Indian Christians ha sottomesso una petizione alla National Human Rights Commission dell’India, affinché indaghi sulle gravi violazioni dei diritti umani contro i cristiani del Kandhamal, che perdurano ancora oggi per via di una giustizia sempre negata.
Durissimo p. Dibya Singh, di Cuttack Bhubaneshwar, che giudica la sentenza “ridicola” e una “grave ingiustizia per i cristiani del Kandhamal”. Lavori forzati e una multa per il sacerdote non sono sufficienti, e vuole appellarsi all’Alta corte: “Si tratta di un caso di omicidio e di case bruciate: ci aspettiamo il carcere a vita, o la pena capitale”.
Il presidente del Gcic spiega che ormai i colpevoli delle violenze del 2008 considerano ovvia la complicità delle autorità e la conseguente impunità: “Così la comunità cristiana di Kandhamal continua a vivere nella paura, a causa delle intimidazioni degli estremisti hindutva che girano liberi nei villaggi”.
Il Global Council of Indian Christians ha sottomesso una petizione alla National Human Rights Commission dell’India, affinché indaghi sulle gravi violazioni dei diritti umani contro i cristiani del Kandhamal, che perdurano ancora oggi per via di una giustizia sempre negata.
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