30/07/2005, 00.00
INDIA
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Piogge in India, almeno 850 i morti

Missionario Pime a Mumbai: "Da giorni senza acqua potabile, luce elettrica o contatti esterni: non sappiamo come ci aiuteranno e come aiutare". Salva la chiesa di Nostra Signora di Veilankanni.

Mumbai (AsiaNews) – Salgono ad almeno 850 i morti per le alluvioni che da giorni flagellano lo Stato indiano occidentale del Maharastra e la sua capitale, Mumbai. Lo rendono noto le autorità locali, precisando che il numero è ancora provvisorio, perché si riferisce solo ai corpi finora estratti da frane e smottamenti. P. Carlo Torriani, missionario del Pime nella metropoli indiana, racconta la situazione dopo giorni di allagamenti per le forti piogge monsoniche. "Abbiamo avuto un metro e mezzo di acqua nel nostro ufficio di Lok Seva Sangam – racconta – tutti i documenti, le carte, i mobili di legno sono da buttare via! Dei computer non so cosa ne è stato, perché sono 3 giorni che non abbiamo elettricità, e neppure acqua potabile".

P. Torriani si occupa di servizi sociali, tra cui la cura dei lebbrosi, presso 2 centri missionari, uno nel quartiere di Sion, appena fuori dal centro economico-direzionale di Mumbai, l'altro a 40 km dalla città. "Qui in città ci troviamo in una zona molto bassa, a livello del mare o quasi. Più giù hanno costruito degli edifici più alti del nostro, ma qui per 3 giorni l'acqua ha reso inagibile il pianterreno, tanto da arrivare al collo. Solo oggi siamo riusciti ad entrare nel nostro ufficio, ma tutti gli appartamenti al piano terra sono stati distrutti. Siamo tutti in canottiera a lavorare! Tutta la giornata di ieri l'abbiamo passata a togliere fango".

Pur essendo in pieno centro cittadino si è isolati da tutto. "Martedì sera – racconta il missionario -dovevano arrivare in aereo 3 nostri amici. Sono stati dirottati a New Delhi e sono arrivati a Mumbai ieri notte, appena l'aeroporto è tornato operativo". Il completo isolamento non permette neppure di rendersi conto della situazione per coordinare i soccorsi. "Non so nemmeno come stanno gestendo gli aiuti gli altri membri della Chiesa - dice p. Torriani - perché in questi giorni non sono mai riuscito a leggere i giornali, né ad ascoltare la radio o vedere la televisione".

Come racconta padre Torriani, è complicato anche organizzare gli aiuti: "Stiamo spalando il fango e l'acqua dal nostro ufficio e per ora non è possibile fare altro. Ci vorrà qualche settimana per renderlo agibile, più qualche mese per rimettere a posto tutto il resto, mobili e documenti persi. Ho ricevuto una telefonata dalla chiesa di Nostra Signora di Veilankanni, la nostra parrocchia: l'edificio non è stato allagato, ma le case più in basso sì".

Il missionario si trovava nei giorni scorsi a Swarga Dwar, presso un altro centro del Pime, a 40 km dalla città. "Là abbiamo avuto piogge torrenziali – racconta – ma senza allagamenti nelle abitazioni; molti villaggi nelle vicinanze, però, sono stati spazzati via". Secondo il missionario le notizie sulle centinaia, addirittura migliaia di morti sono realistiche: "Alcune baraccopoli sono state completamente distrutte. Molti villaggi sulla strada di Goa sono stati cancellati. Anche l'autostrada è piena di fango e rifiuti, auto ferme, abbandonate dai proprietari che hanno cercato di mettersi al riparo o di tornare a casa a piedi". "Due giorni fa - continua - abbiamo tentato di tornare in città ma non ci siamo riusciti fino a stamattina. Io mi occupo soprattutto dei lebbrosi, per fortuna per quanto riguarda loro non abbiamo avuto perdite".

Continua a piovere ad intervalli, come è nella norma in questo periodo dell'anno in India. "La situazione si sta normalizzando – continua p. Torriani – ma ci vorranno settimane… ".

Le persone si danno da fare come possono: "Ieri, mentre tentavamo di tornare, abbiamo visto gente che distribuiva acqua e biscotti. Abbiamo visto una fiumana di persone lungo l'autostrada, perché pochissimi erano i mezzi che transitavano e i pochi mezzi privati che c'erano venivano riempiti di uomini, donne e bambini in fuga da Mumbai. Anche noi abbiamo dato un passaggio a 6 persone".

L'esercito sta distribuendo gli aiuti, ma per il missionario è impossibile verificare la situazione dei soccorsi: "Nonostante siamo in città, siamo tagliati fuori!". (AP)

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