Piccole e medie imprese cinesi in bancarotta per la crisi globale
La stretta creditizia delle banche e la necessità di liquidità spinge le imprese a cercare prestiti anche al 180% di interesse. Per ora il fenomeno è visibile nel Zhejiang ma ci si aspetta fallimenti nella Mongolia Interna e nel Guangdong.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il fallimento di alcune piccole e medie imprese nel Zhejiang segna l’inizio di un processo che potrebbe portare alla bancarotta di quelle di tutta la Cina.
È quanto affermano alcuni economisti cinesi, che sottolineano il bisogno disperato di liquidità che tali imprese hanno, dopo il freno posto dal governo ai prestiti delle banche. Per salvare l'economia cinese, negli ultimi tre anni il governo ha varato un pacchetto di aiuti di circa 4mila miliardi di dollari. Ma ora ha bloccato le banche per timore che esse siano sovraesposte e perchè l'inflazione sta crescendo a livelli mai visti nel Paese.
Dallo scorso gennaio ad oggi nella sola città di Wenzhou (Zhejiang) sono fallite 19 medie imprese. Esse rappresentano solo una piccola percentuale delle quasi 4mila compagnie della città, ma il segnale è molto significativo, dato che Wenzhou è uno dei luoghi più famosi in Cina per il suo spirito imprenditoriale,e perché il Zhejiang fa parte della zona costiera più industrializzata e sviluppata del Paese.
Secondo un rapporto del Barclays Capital, le Pmi (piccole e medie imprese) sono alla ricerca disperata di prestiti e ormai – dopo la stretta delle banche – si rivolgono a fonti non bancarie, i cui interessi ruotano dal 20% fino al 180%. L’autore del rapporto, May Yan, afferma che il fallimento delle compagnie di Wenzhou sarà contagioso in modo inevitabile e si diffonderà in altre parti del Paese.
Alcuni analisti intervistati dal South China Morning Post prevedono che le prossime vittime potrebbero essere nella Mongolia Interna e nel Guangdong. In Mongolia Interna, l’industria mineraria ha scatenato un boom nell’edilizia ed entrambi ricorrono a prestiti non bancari; il Guangdong, la zona più industrializzata della Cina, è anche un’area di grande concentrazione di Pmi.
Per gli analisti è possibile che la Cina venga in salvataggio delle Pmi rendendo ancora facile il prestito.
La scorsa settimana il governo di Wenzhou ha posto un tetto ai tassi di interesse di istituti non bancari, cercando di mettere un freno al rampante mercato dei prestiti ad usura.
Secondo un avvocato, che ha preferito l’anonimato, i segnali sono tutti negativi: “A causa della crisi globale, le proprietà immobiliari e i prezzi al consumo scenderanno. Ciò porterà a una riduzione dei valori collaterali e questo alla possibile bancarotta delle Pmi”.
È quanto affermano alcuni economisti cinesi, che sottolineano il bisogno disperato di liquidità che tali imprese hanno, dopo il freno posto dal governo ai prestiti delle banche. Per salvare l'economia cinese, negli ultimi tre anni il governo ha varato un pacchetto di aiuti di circa 4mila miliardi di dollari. Ma ora ha bloccato le banche per timore che esse siano sovraesposte e perchè l'inflazione sta crescendo a livelli mai visti nel Paese.
Dallo scorso gennaio ad oggi nella sola città di Wenzhou (Zhejiang) sono fallite 19 medie imprese. Esse rappresentano solo una piccola percentuale delle quasi 4mila compagnie della città, ma il segnale è molto significativo, dato che Wenzhou è uno dei luoghi più famosi in Cina per il suo spirito imprenditoriale,e perché il Zhejiang fa parte della zona costiera più industrializzata e sviluppata del Paese.
Secondo un rapporto del Barclays Capital, le Pmi (piccole e medie imprese) sono alla ricerca disperata di prestiti e ormai – dopo la stretta delle banche – si rivolgono a fonti non bancarie, i cui interessi ruotano dal 20% fino al 180%. L’autore del rapporto, May Yan, afferma che il fallimento delle compagnie di Wenzhou sarà contagioso in modo inevitabile e si diffonderà in altre parti del Paese.
Alcuni analisti intervistati dal South China Morning Post prevedono che le prossime vittime potrebbero essere nella Mongolia Interna e nel Guangdong. In Mongolia Interna, l’industria mineraria ha scatenato un boom nell’edilizia ed entrambi ricorrono a prestiti non bancari; il Guangdong, la zona più industrializzata della Cina, è anche un’area di grande concentrazione di Pmi.
Per gli analisti è possibile che la Cina venga in salvataggio delle Pmi rendendo ancora facile il prestito.
La scorsa settimana il governo di Wenzhou ha posto un tetto ai tassi di interesse di istituti non bancari, cercando di mettere un freno al rampante mercato dei prestiti ad usura.
Secondo un avvocato, che ha preferito l’anonimato, i segnali sono tutti negativi: “A causa della crisi globale, le proprietà immobiliari e i prezzi al consumo scenderanno. Ciò porterà a una riduzione dei valori collaterali e questo alla possibile bancarotta delle Pmi”.
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