Phnom Penh nega il visto agli ambientalisti vincitori del ‘Nobel alternativo’
Thon Ratha, Phuong Keo Reaksmey, e Long Khunthea non potranno andare in Svezia a ricevere il prestigioso Right Livelihood Award. Stanno scontando una pena (sospesa) di 14 mesi di carcere e divieto di espatrio per tre anni. Dietro la condanna l’opera di sensibilizzazione sui temi ecologici. Intanto Hanoi arresta l’esperta di energia verde Ngo Thi To Nhien, sesto ambientalista in cella in due anni.
Phnom Penh (AsiaNews) - Un tribunale cambogiano ha negato il permesso di viaggio a tre ambientalisti vincitori del cosiddetto “Nobel alternativo”, che stanno scontando una condanna detentiva - con pena sospesa ma divieto di espatrio - per l’opera di attivismo e sensibilizzazione sui temi dell’ecologia. Come riferisce l’Associated Press (Ap), il trio avrebbe dovuto recarsi in Svezia il mese prossimo per ricevere il prestigioso Right Livelihood Award. Tuttavia, il procuratore capo della Corte municipale di Phnom Penh, Chreung Khmao, ha stabilito che la visita “non è necessaria” in risposta alla precedente richiesta avanzata presso la corte dai loro legali.
Thon Ratha, 31 anni, Phuong Keo Reaksmey, 22 anni, e Long Khunthea, 25 anni, avevano chiesto il permesso di espatrio dal 24 novembre al primo dicembre per ricevere il premio, meglio noto come il “Nobel alternativo” nei settori dell’ambiente e dell’ecologia. Essi sono parte di Mother Nature Cambogia, l’ong co-vincitrice dell’edizione 2023 dell’ambito riconoscimento assieme a Phyllis Omido, un’attivista della comunità keniota, e SOS Mediterranee, gruppo umanitario che salva i migranti nel Mar Mediterraneo.
La Right Livelihood Foundation, con sede a Stoccolma, ha scelto l’ong del Paese del sud-est asiatico per il suo “attivismo impavido e coinvolgente per preservare l’ambiente naturale della Cambogia, nel contesto di uno spazio democratico altamente limitato”. Il riferimento è al governo guidato per decenni dall’ex premier Hun Sen, che si è dimesso quest’anno per far posto al figlio Hun Manet in una dinastia familiare che ha sempre mostrato tolleranza-zero verso la protesta o l’attivismo pro diritti umani o i temi ecologisti.
Nel giugno 2021 i giudici hanno condannato i tre vincitori del premio per “incitamento a commettere un reato” nel novero delle attività svolte fra il 2017 e il 2020 per proteggere le risorse naturali del Paese. Nel dicembre dello scorso anno è arrivata la sentenza di appello, che ha di fatto confermato l’impianto accusatorio e la sentenza, pur disponendo la sospensione dei 14 mesi di carcere ma confermando il divieto di viaggiare fuori dalla Cambogia per tre anni senza il permesso del tribunale. Am Sam Ath, membro anziano dell’ong cambogiana pro diritti umani Licadho esprime rammarico per la decisione, affermando che il tribunale avrebbe dovuto “incoraggiarli” a partire per il “buon esempio” che danno alle nuove generazioni e il “lustro” per il Paese.
Intanto anche in Vietnam la “guerra” lanciata dalle autorità contro gli ambientalisti registra un nuovo capitolo: a farne le spese è Ngo Thi To Nhien, che vanta una collaborazione in passato con le Nazioni Unite per l’attuazione di un progetto da 15,5 miliardi di dollari per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. L’esperta di energia verde, direttore esecutivo di un think tank sulla politica energetica, è stata arrestata con l’accusa di “appropriazione di documenti di agenzie e organizzazioni” come ha riferito il portavoce del Ministero vietnamita della Pubblica sicurezza. Il suo fermo rappresenta una ulteriore conferma del pugno di ferro usato da Hanoi contro gli ambientalisti, tanto da averne arrestati o incriminati sei negli ultimi due anni in base a capi di imputazione pretestuosi o fabbricati ad arte. Gli altri cinque - tra cui l’attivista per il clima Hoang Thi Minh Hong, condannata di recente a tre anni di carcere - sono stati accusati di evasione fiscale.
Nhien, che ha lavorato come ricercatrice per la Banca mondiale e l’Usaid, attuale direttore esecutivo della Vietnam Initiative for Energy Transition. è stata arrestata il 15 settembre dalla polizia della capitale. Il suo fermo è avvenuto pochi giorni dopo la visita ad Hanoi (celebrata come un successo da ambienti diplomatici e della stampa) del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha sollevato le questioni dei diritti umani e dell’ambiente con i leader vietnamiti, ricevendo ampie promesse e rassicurazioni - già smentite - in tema di diritti umani.
07/07/2021 13:02
26/10/2021 13:43
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