Phnom Penh chiude un campo profughi Onu per montagnards vietnamiti
Il centro ospitava rifugiati della minoranza cristiana, vittime di persecuzioni e abusi da parte delle autorità di Hanoi. Attivisti per i diritti umani chiedono il rispetto degli standard internazionali per i rifugiati. Tuttavia, Jrs è favorevole al blocco perché “ha rappresentato l’equivalente di una prigione”. Dieci rifugiati rischiano in rimpatrio.
Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) – Il governo cambogiano ha disposto la chiusura di un campo profughi delle Nazioni Unite, che ospitava rifugiati della minoranza etnica dei montagnards in fuga dal vicino Vietnam. Essi sono in maggioranza cristiani evangelici, provengono dalle zone interne e più povere del Paese, e hanno più volte denunciato in passato persecuzioni a causa della fede e per il sostegno agli Stati Uniti ai tempi della guerra.
Attivisti per i diritti umani si appellano a Phnom Penh, invitando l’esecutivo a rispettare le direttive della Convenzione Onu sui diritti dei rifugiati. Il futuro di una parte degli esuli è nelle mani del governo cambogiano, che ha sottoscritto in passato la carta delle Nazioni Unite, ma mantiene un atteggiamento ambiguo nei confronti dei montagnards. In un primo momento Phnom Penh ha comunicato il rimpatrio dei profughi vietnamiti. In seguito ha precisato che si sarebbe attenuto alle leggi sull’immigrazione e i rifugiati, non escludendo la possibilità di risistemare quanti reclamano lo status di rifugiati.
Human Rights Watch (Hrw) non nasconde le proprie preoccupazioni sul futuro dei montagnards, che potrebbero non ricevere un trattamento “secondo gli standard internazionali”. Phil Robertson, vice-direttore di Hrw per l’Asia, sottolinea: “è imperativo che il governo cambogiano adempia agli accordi internazionali e non rimandi quanti cercano asilo in un posto in cui le loro vite e la loro libertà saranno in pericolo”.
Tuttavia, l’associazione cattolica Jesuit Refugee Service (Jrs) è favorevole alla chiusura del centro cambogiano perché “ha rappresentato l’equivalente di un centro di detenzione”, in cui i profughi vivevano alla stregua di carcerati. Ad oggi il centro ospitava 20 persone, di cui 10 sono state risistemate in un Paese terzo (cinque a testa fra Canada e Stati Uniti). I restanti non hanno ottenuto lo status di rifugiati e rischiano il rimpatrio entro il fine settimana.
Nel 2001 e nel 2004 almeno duemila montagnards sono emigrati in Cambogia per sfuggire alle violenze delle autorità vietnamite, che confiscano in modo arbitrario i terreni e li perseguitano a causa delle fede cristiana. La maggior parte di loro ha ottenuto asilo politico, con gli Stati Uniti in prima fila nella concessione di visti.
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