Peshawar, strage al mercato: 90 morti e 200 feriti, fra le vittime donne e bambini
Un’autobomba contenente circa 150 kg di esplosivo ha colpito il mercato Meena. Le fiamme si sono propagate nei negozi della zona, molte le persone intrappolate all’interno. L’attentato non è stato rivendicato, ma è probabile la mano dei talebani. Attivista cristiano: probabili altri attacchi, ma il Paese è unito nella lotta al terrorismo.
Islamabad (AsiaNews) – Questa mattina un’autobomba carica di esplosivo ha colpito un mercato a Peshawar, capoluogo della Provincia di frontiera nord-occidentale (Nwfp). Il veicolo, parcheggiato nei pressi dei negozi, conteneva circa 150 chili di esplosivo e ha fatto una strage: il bilancio – ancora provvisorio – delle vittime è di almeno 90 morti e 200 feriti. Hillary Clinton, Segretario di Stato Usa, in vista ufficiale in Pakistan, ha condannato l’attacco e invita il governo a continuare la lotta contro il terrorismo.
Fonti locali parlano di una carneficina di donne e bambini; il mercato di Meena, infatti, è frequentato soprattutto da madri di famiglia perché espone molti articoli femminili. Le fiamme originate in seguito all’esplosione si sono propagate ai negozi adiacenti, bruciando vive le persone intrappolate all’interno. “C’erano fumo e fiamme dappertutto… Sembrava il giorno del giudizio” afferma Musa Kalim, 22enne studentessa, che si trovava nei pressi del luogo dove è avvenuto l’attentato.
Finora il gesto non è stato rivendicato, ma con ogni probabilità dietro c'è la mano dei talebani. Da settimane il Pakistan registra una serie di attentati sanguinosi; una risposta dei fondamentalisti all’offensiva lanciata da governo ed esercito alle loro roccaforti nel South Waziristan.
Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione nazionale di giustizia e pace (Ncjp) della Chiesa cattolica pakistana, conferma il clima di paura che si respira nel Paese. “Gli estremisti colpiscono obiettivi civili e militari, per fare i maggiori danni possibili”. La condanna per gli attentati è “unanime” e la nazione è “coesa nella lotta al terrorismo”, spiega l’attivista cattolico che esclude un “legame diretto” fra la visita della Clinton e la strage di oggi a Peshawar. “Ormai le violenze si susseguono con regolarità – afferma – e non è possibile legarle a un singolo episodio”.
Il segretario esecutivo di Ncjp conferma che “vi potranno essere altri attacchi nell’immediato futuro”, per questo è ancora più importante “che l’operazione militare abbia successo: dobbiamo essere solidali nella lotta al terrorismo e sradicare l’estremismo fin dalla radice”. La popolazione, aggiunge l’attivista, è “stanca degli attentati e vuole la pace; solo una frangia minoritaria, fra cui alcune madrasse [le scuole islamiche, ndr], continua a sostenere i talebani”.
Peter Jacob sottolinea infine il legame fra la deriva di violenze che hanno segnato il Pakistan negli ultimi tempi e la legge sulla blasfemia, contro la quale ha lanciato una dura lotta. “Sono entrambe segnali – conclude – di una matrice fondamentalista che è radicata nel Paese. Molte persone e anche i funzionari di governo faticano a trovare un nesso fra i due elementi: ma i fatti di sangue, gli attentati e le persecuzioni contro le minoranze hanno entrambe il medesimo sottofondo”. (DS)
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