13/07/2007, 00.00
SRI LANKA
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Pescatori protestano contro "insensato" rincaro del kerosene

di Melani Manel Perera
La comunità protesta contro l’aumento del 30% del costo del kerosene: Colombo approva sussidi statali per il carburante, ma poi alza i prezzi, la scusa della guerra e dello tsunami non basta più a spiegare la crisi economica.
Colombo (AsiaNews) – I pescatori dello Sri Lanka sono mobilitati, in questi giorni, in una protesta nazionale contro l’aumento del prezzo del carburante decisa di recente dal governo. Poster e cartelloni con scritto “Abbassare i prezzi” oppure “Proteggere i diritti dei pescatori” campeggiano per le strade di Colombo e di altre zone del Paese; i manifestanti chiedono di diminuire il costo del kerosene, carburante usato dalla maggior parte delle imbarcazioni usate dalla categoria, e il cui costo la Ceylon Petroleum Corporation ha aumentato di oltre il 30% (circa 16 rupie). Fino a poco fa il kerosene, considerato il carburante dei poveri, godeva di sussidi governativi.
 
Il provvedimento colpisce in modo diretto soprattutto i pescatori: dopo lo tsunami le loro case e i loro depositi di attrezzi sono stati trasferiti lontano dalla costa e ora devono pagare un mezzo che trasporti reti e strumenti di lavoro fino al mare. Il viaggio costa intorno alle 600 rupie (circa 5,50 dollari). AsiaNews ha raccolto commenti tra i pescatori della zona costiera di Kalutara, sud di Colombo, che non si capacitano del motivo del provvedimento. “È senza senso – dice Anthony Perera, un pescatore cattolico locale. Colombo ha approvato i sussidi per il carburante, ma non li applica e anzi, rincara i prezzi”.
 
Molti tra loro dicono di avere difficoltà enormi a sopravvivere nell’attuale situazione economica. “Il governo - accusa un gruppo di pescatori di ritorno dal mare - continua a raccontarci che la condizione attuale è conseguenza della guerra civile e dello tsunami, ma noi non possiamo accettarlo: i nostri politici hanno avuto diverse possibilità di ricostruire il Paese e garantire un certo equilibrio economico, ma non le hanno colte e ora chi soffre sono i più poveri”.
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