Pescatori cattolici di Mannar: l’India devasta il nostro ecosistema
di Melani Manel Perera
Le risorse sono a rischio esaurimento. Gli abitanti della zona chiedono al governo di applicare le leggi che regolano confini, amministrazione e accesso alle acque tra i due Paesi, violate dai pescherecci a strascico indiani. L’indifferenza dei ministeri della Pesca e della Difesa dello Sri Lanka.
Mannar (AsiaNews) – “Perché il nostro governo ci nega il diritto legittimo di pescare nelle nostre acque, mentre lascia sconfinare indisturbati i pescatori indiani?”. È quanto chiedono i pescatori cattolici del distretto settentrionale di Mannar, che accusano il ministero della Difesa e quello della Pesca di non prendere alcun provvedimento per fermare la violazione continua dei limiti della acque territoriali da parte dei pescherecci indiani. E promettono di passare ad “azioni forti”, se il governo non troverà presto una soluzione al problema.
I pescatori srilankesi chiedono da tempo che Colombo faccia rispettare la legge che regola confini, amministrazione e accesso alle acque tra i due Paesi. I residenti del distretto di Mannar, infatti, hanno l’obbligo di chiedere un permesso al ministero della Difesa per andare in mare. Non è lo stesso per l’India, la cui pesca a strascico devasta l’ecosistema marino ed esaurisce le risorse. Provocando gravi danni economici e sociali a quelle comunità, per le quali la pesca rappresenta spesso l’unica fonte di sussistenza.
Gerad, Nikson, Judsan, Lawrence, Stanley e Anthony, pescatori, raccontano: “Ogni giorno dall’India arrivano circa 500 pescherecci da traino: distruggono i fondali e i pesci più piccoli. Se continua così non ci sarà più nulla da raccogliere”.
Come spiegano, in pratica nessuna autorità si prende la responsabilità di far applicare la legge vigente, rimbalzando di organismo in organismo le richieste dei pescatori. “La marina e l’esercito srilankesi dicono di poter fermare i pescherecci – affermano i pescatori –, ma hanno prima bisogno del permesso del ministero della Difesa. La questione ormai è una sola: o il governo è disposto a pagarci subito 25mila rupie al mese, consentendoci di vivere anche senza pesca; o risolve immediatamente questa situazione”.
Nel distretto di Mannar vivono 7.840 famiglie, per un totale di circa 30.180 pescatori. Di questi, 1.892 sono donne.
I pescatori srilankesi chiedono da tempo che Colombo faccia rispettare la legge che regola confini, amministrazione e accesso alle acque tra i due Paesi. I residenti del distretto di Mannar, infatti, hanno l’obbligo di chiedere un permesso al ministero della Difesa per andare in mare. Non è lo stesso per l’India, la cui pesca a strascico devasta l’ecosistema marino ed esaurisce le risorse. Provocando gravi danni economici e sociali a quelle comunità, per le quali la pesca rappresenta spesso l’unica fonte di sussistenza.
Gerad, Nikson, Judsan, Lawrence, Stanley e Anthony, pescatori, raccontano: “Ogni giorno dall’India arrivano circa 500 pescherecci da traino: distruggono i fondali e i pesci più piccoli. Se continua così non ci sarà più nulla da raccogliere”.
Come spiegano, in pratica nessuna autorità si prende la responsabilità di far applicare la legge vigente, rimbalzando di organismo in organismo le richieste dei pescatori. “La marina e l’esercito srilankesi dicono di poter fermare i pescherecci – affermano i pescatori –, ma hanno prima bisogno del permesso del ministero della Difesa. La questione ormai è una sola: o il governo è disposto a pagarci subito 25mila rupie al mese, consentendoci di vivere anche senza pesca; o risolve immediatamente questa situazione”.
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21/01/2019 12:34
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