Pesanti accuse contro Lieberman. A rischio il governo Netanyahu
Gerusalemme (AsiaNews) – La polizia israeliana ha chiesto ufficialmente che Avigdor Lieberman, ministro degli esteri venga accusato di diversi crimini fra cui riciclaggio di denaro sporco, corruzione, ostacolo alla giustizia e violenze contro testimoni. Lieberman si è subito difeso affermando che “per 13 anni la polizia ha condotto una campagna contro di me. Quanto più è cresciuto il mio potere politico e il potere di Yisrael Beitenu, tanto più sono cresciuti gli sforzi di gettarmi fuori dalla politica”.
Avidgor Lieberman, 51 anni, è capo del partito ultranazionalista Yisrael Beiteinu (Israele è la mia casa), divenuto il secondo partito in Israele, un membro-chiave della coalizione di governo guidata dal premier Benjamin Netanyahu, faticosamente messo insieme alle scorse elezioni in febbraio.
Lieberman ha accusato la polizia di aver scatenato una "campagna persecutoria" contro di lui e ha detto che le accuse sono infondate. Da parte sua, la polizia ha detto di aver raccolto ormai molte prove per accusare anche il procuratore di Lieberman, Yoav Many. Essi sono sospettati di aver fondato una serie di compagnie fasulle, con una serie di conti bancari che hanno permesso all’attuale ministro degli esteri di intascare 10 milioni di nuovi shekel (pari a circa 1,86 milioni di euro). In passato egli è stato sospettato di avere rapporti con la mafia russa.
La polizia ha inviato la richiesta al procuratore generale Menachem Mazuz Lieberman chiede a lui di “agire in modo onesto, senza motivi politici o pregiudizi”. Se Mazuz e la pubblica accusa decidono di procedere contro Lieberman, è probabile che ciò produrrà contraccolpi sull’alleanza di governo e Netanyahu dovrà ripensare a riformulare il suo gabinetto.
Yisrael Beitenu e lo stesso Lieberman sono noti per le posizioni di chiusura sui dialoghi di pace con i palestinesi e per le accuse di tradimento verso la popolazione araba israeliana. La loro presenza nel governo sono un ostacolo fra i più grandi a continuare la “road map” per giungere alla soluzione “due popoli, due Stati”.