Per l’Onu, la Cina potrebbe presto abolire i lavori forzati
L’Organizzazione internazionale del lavoro afferma che è in corso un processo interno al governo comunista teso ad abbandonare la rieducazione tramite il lavoro. Per un ricercatore del China Labour Bulletin, invece, non vi sono segnali reali di questa volontà.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo cinese ha iniziato le procedure per ratificare la convenzione contro il lavoro forzato dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). Lo afferma un rappresentante dell’organismo, che fa parte delle Nazioni Unite.
Secondo Roger Plant, capo del programma Onu contro i lavori forzati, “alcuni esponenti del governo di Pechino si sono incontrati la scorsa settimana con i vertici dell’Ilo, nell’ambito di un seminario organizzato dal ministero cinese del Lavoro nella provincia centrale dell’Hunan, per parlare dell’argomento. Un processo è in corso”.
Plant sostiene inoltre che “Pechino è consapevole dei gravi problemi collegati alla tratta degli schiavi e delle altre forme di costrizione nel mondo del lavoro, e li prende molto sul serio”.
Robin Munro, direttore del settore ricerca del China Labour Bulletin, sostiene invece che questi colloqui non siano reali. Infatti, spiega, “i laogai [campi di rieducazione tramite il lavoro ndr] sono illegali, secondo gli standard dell’Onu. Essi violano la dichiarazione universale dei diritti umani, perché chi vi lavora all’interno non ha avuto un processo regolari”.
Al momento, aggiunge, “all’interno di questi campi vi sono circa 300mila persone, ed il loro periodo di detenzione è deciso dalla polizia, non dai giudici, e questo non è mai cambiato”. Per questo ed altri motivi, conclude, “non vedo segnali reali di riforma o di abbandono di una politica che dura da 50 anni”.
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