Per la pace a Mindanao occorre sostenere il bene comune della popolazione
Manila (AsiaNews) – “L’utilizzo dei civili come scudi umani, le brutali uccisioni e i rapimenti commessi da Abu Sayyaf e dai separatisti del Milf (Moro Islamic Liberation Front, Fronte islamico di liberazione moro) non fanno distinzione di fede o nazionalità e sono in contraddizione con gli insegnamenti del Corano”. È quanto afferma ad AsiaNews Lilian B. Mercado insegnante di fede musulmana.
Nel sud delle Filippine, da decenni gruppi islamici sono in lotta con il governo centrale per l’indipendenza del Mindanao, poi - da poco - per l'autonomia. Assieme a innumerevoli dialoghi di pace con esponenti musulmani, negli anni staccatisi da posizioni radicali, si assiste a una crescita dell’estremismo islamico e della violenza, presente soprattutto nel gruppo di Abu Sayyaf .
Nata nel 1948 a Mindanao da una famiglia cattolica, Lilian all’età di 26 anni sceglie, senza costrizioni, di convertirsi all’islam. Nonostante la sua decisione, le quattro figlie maggiori hanno mantenuto la fede cattolica e solo il figlio più giovane è musulmano.
Partendo proprio da questa esperienza interreligiosa, ella sostiene che governo filippino e Milf “dovrebbero impostare un dialogo libero da secondi fini, che salvaguardi tutto il popolo di Mindanao, composto da musulmani, cristiani e indigeni lumad”.
Lilian, che da anni vive e insegna a Manila, racconta di aver di recente visitato la città Zamboanga, dove ha passato gran parte del tempo chiusa in casa per la paura dei rapimenti. In questa visita ha potuto constatare in prima persona le pessime condizioni di vita della popolazione, da lei giudicate come indescrivibili.
Infatti secondo l’insegnante una delle principali cause del conflitto è la povertà vissuta dagli abitanti, nonostante la regione sia ricca di risorse naturali. Ella afferma che “in parallelo al dialogo di pace con il Milf, il governo dovrebbe provvedere alla realizzazione di un piano di sviluppo economico che consenta alla gente di Mindanao il miglioramento delle proprie condizioni di vita”.