Per il papa, anche le politiche pro-aborto sono un nemico della pace
Roma (AsiaNews) - Il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2013 rischia di essere una dichiarazione di guerra. Non perché il papa abbia delle "divisioni militari", come si domandava Stalin, ma perché egli, pastore universale, fa nomi e cognomi dei nemici della pace.
Troppo spesso consideriamo "nemici" solo chi ha le armi, i terroristi, la criminalità organizzata, i fondamentalisti fanatici. Il pontefice certo li cita, ma li appaia a tutti coloro che non sono impegnati nella ricerca del bene comune: una mentalità egoistica e individualista; un capitalismo finanziario sregolato (v. n. 1); le politiche di liberalizzazione dell'aborto e dell'eutanasia (n. 4); il relativismo con i suoi "falsi diritti o arbitrii" che minano il matrimonio fra uomo e donna (n. 4); il liberismo economico radicale e la tecnocrazia, che in nome del profitto minano le reti di solidarietà il diritto al lavoro (n. 4); le violazioni alla libertà religiosa (n. 4).
Ciò significa che d'ora in poi sarà molto più chiaro affibbiare il titolo di "terrorista" e distruttore di pace a chi diffonde le pillole abortive in Europa e obbliga a progetti di controllo sulla popolazione, magari con aborti e sterilizzazioni forzate come in Cina. Mina la pace chi rivendica la libertà del matrimonio gay, punendo il "razzismo verbale" di quei genitori che parlano ancora di mamma e papà e definiscono come "maschio" e "femmina" i loro figli. Si potrà dare del terrorista a quei poteri forti finanziari che salvano i loro investimenti condannando alla miseria milioni di operai nel mondo.
Il papa dice che i principi su tutti questi temi (vita, matrimonio, lavoro, ecc...) non sono di carattere "confessionale", ma umano: "Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l'umanità. L'azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa"(n. 4). Essi sono espressione del desiderio innato nell'uomo di ispirazione alla pace, di un "dovere-diritto di uno sviluppo integrale, sociale, comunitario, e ciò fa parte del disegno di Dio sull'uomo" (n. 1)
L'inverno demografico dell'occidente senza speranza; gli squilibri fra maschi e femmine in Cina e in India; le psicopatologie dei figli delle coppie gay; le rivolte sociali a causa del lavoro sono lì a mostrare quanto è vero l'assunto del papa che "precondizione della pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo e dell'assunto di una morale totalmente autonoma, che preclude il riconoscimento dell'imprescindibile legge morale naturale scritta da Dio nella coscienza di ogni uomo" (n. 2).
Benedetto XVI non si accontenta di denunciare i nemici della pace. Egli propone una specie di "rivoluzione culturale": "È indispensabile ... che le varie culture odierne superino antropologie ed etiche basate su assunti teorico-pratici meramente soggettivistici e pragmatici, in forza dei quali i rapporti della convivenza vengono ispirati a criteri di potere o di profitto, i mezzi diventano fi ni e viceversa, la cultura e l'educazione sono centrate soltanto sugli strumenti, sulla tecnica e sull'efficienza"(n. 2). Insomma, "la pace presuppone un umanesimo aperto alla trascendenza" (n. 2).
La rifondazione delle nostre culture è la risposta al desiderio di cambiamento e d verità che si sente in molti settori della società . Tale "rivoluzione" è più della sola ricerca di "un nuovo modello di sviluppo": è l'innovazione di un nuovo senso della dignità della persone, della famiglia, delle istituzioni educative, della politica e dell'economia. Il papa chiede "un solido fondamento antropologico ed etico" per "le attività economiche e finanziarie" e il "supporto di un nuovo pensiero, di una nuova sintesi culturale" per ridare vita alla politica "in vista del bene comune".
Il compito dei cristiani è riscoprire con tutti gli operatori di pace che "la pace è costruzione della convivenza in termini razionali e morali, poggiando su un fondamento la cui misura non è creata dall'uomo, bensì da Dio" (n. 2). E per questo, il compito della Chiesa è annunciare Gesù Cristo, "primo e principale fattore dello sviluppo integrale dei popoli e anche della pace" (n. 3). Solo così, "la pace non è un sogno, non è un'utopia: è possibile".
Per il testo integrale del Messaggio vedi qui.