Per i vescovi vietnamiti le sfide non vengono solo dall’“esterno”
di Paul N. Hung
Si conclude oggi l’annuale assemblea della Conferenza episcopale. Perla prima volta è presente il “rappresentante non residente” della Santa Sede, al quale intellettuali e semplici fedeli guardano per risolvere i problemi di una Chiesa che vede crescere al tempo stesso i battezzati e i tentativi di “tutela” delle autorità.
Ho Chi Minh City (AsiaNews) – L’elaborazione della Lettera pastorale comune a tutti i cattolici vietnamiti, il modello di formazione per sacerdoti e seminaristi, la preparazione alla conferenza dei vescovi asiatici, che si terrà a Ho Chi Minh City, la ricostruzione del santuario nazionale mariano di La Vang, le attese per la beatificazione dei vescovi Pierre Lambert de la Motte e François Pallu
e la scelta dei delegati al sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione sono stati gli argomenti centrali dell’annuale riunione dei vescovi del Vietnam (nella foto), tenutasi al Centro pastorale della diocesi di Saigon dal 24 aprile a oggi.
All’incontro hanno preso parte tutti i responsabili delle 26 diocesi del Paese e, per la prima volta, anche il rappresentante non residente della Santa Sede, mons. Leopoldo Girelli. Egli ha ricordato di “non essere un nunzio, in quanto il Paese non ha ancora rapporti diplomatici con il Vaticano”, e ha sottolineato il suo ruolo di legame tra la Santa Sede e la Chiesa locale.
Ma, tra tutte le attività, quali sono i veri compiti dei pastori? Per servire il popolo di Dio, tutti i vescovi o cardinali debbono pregare, essere uniti l’uno all’altro per costruire la comunione e ascoltare il popolo di Dio per edificare la Chiesa. “Spero – ha detto – di essere uno strumento di fratellanza tra i sacerdoti locali, i religiosi e i laici e il popolo vietnamita”.
Una recente indagine condotta tra cento intellettuali cattolici e centinaia di laici ha mostrato che in parecchi ritengono “non importante e necessaria la conferenza dei vescovi. Essi ascoltano i resoconti delle diocesi, lodandosi l’un l’altro. “Si preoccupano delle ‘attività monumentali’ (hoạt động hoành tráng), ma non sono capaci di interessarsi dei laici, della povertà, delle sofferenze della popolazione, dei bambini abbandonati, delle comunità emarginate e delle ingiustizia che ci sono nelle loro zone”.
L’indagine mostra anche la diminuita fiducia dei cattolici nei confronti di alcuni leader della Conferenza episcopale, perché “dicono belle parole, ma non servono il popolo di Dio”. “Coloro che hanno responsabilità - dice Kiều Trinh, una giovane dell’arcidiocesi di Saigon – dovrebbero rispondere della responsabilità che Dio ha affidato loro. Non si può lavorare per due padroni. Quando morirete, di fronte al santo volto di Dio, che cosa risponderete alle sue domande?”.
“La Chiesa del Vietnam - dicono ad AsiaNews alcuni fedeli – ha questioni davvero importanti. Ci sono molte reazioni dell’opinione pubblica, tante grida di aiuto, ma alcuni leader delle Chiese locali non hanno ancora dato attenzione ai problemi più importanti: l’evidente fenomeno di pastori che lavorano per due padroni”. Ecco perché migliaia di fedeli e centinaia di intellettuali cattolici dicono che “il gregge ha bisogno di un vero pastore” e che “il gregge non ha bisogno di un pastore in affitto”.
In realtà, ci sono intellettuali cattolici e “normali” fedeli che hanno la convinzione che “se succede che la Santa Sede non va incontro ai desideri di alcuni pastori, essi saranno certamente ‘protetti’ dalle autorità. Essi possono ‘nương náu’ (prendere la busta), conservare le loro posizioni nella Chiesa e mandare avanti le attività formali, pur mancando di spessore morale”. “La presenza di mons. Girelli – dicono ad AsiaNews alcuni cattolici di Ho Chi Minh City – è particolarmente importante in questo momento per la Chiesa vietnamita. Ce lo ha mandato il Santo Padre Benedetto XVI ed è la prima volta che ciò può accadere da 36 anni, dal 1975”.
L’assemblea dei vescovi è stata anche occasione per ascoltare la situazione delle diocesi. Si è costatato che, mentre sono numerose le conversioni, la Chiesa si trova ancora di fronte a sfide difficili. In vaste aree degli Altopiani centrali e delle province del nord vicino ai confini con Cina e Laos, ai fedeli ancora non è consentito di riunirsi per pregare, mentre ai sacerdoti è ancora impedito di celebrare l’eucaristia e svolgere il loro ministero pastorale.
La situazione è stata illustrata in particolare da quanto accaduto a mons. Michael Hoang Duc Oanh, che, essendo finalmente riuscito a celebrare la messa di Pasqua a Son Lang, ha dovuto farlo in un’atmosfera ostile, con uomini della polizia e donne della Lega femminile comunista che superavano di numero i fedeli e che controllavano a sbeffeggiavano vescovo e cattolici. In altre zone, sacerdoti e fedeli che presentano petizioni per poter celebrare la messa, vedono la loro libertà religiosa soggetta agli irrazionali sbalzi di umore delle autorità locali.
Ciò prova che “lo status legale della Chiesa ancora non è riconosciuto” e che si registra l’ostilità di autorità locali contro i cattolici, che arriva a volte a forme di aperta persecuzione.
(Ha collaborato J.B.An Dang)
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