Per i tagiki un altro inverno con scarsità di energia, riscaldamento e cibo
Dushanbe (AsiaNews/Agenzie) – La Banca mondiale (Bm) prevede un duro inverno 2009 per il Tagikistan, con scarsità di energia elettrica e di riscaldamento ancora maggiori del 2008 e con una sostanziale diminuzione delle rimesse degli emigrati dall’estero, essenziali per l’economia.
Sudharshan Canagarajah, esperto della Bm per il Paese, dopo averne incontrato i leader il 7 novembre, ha loro raccomandato di dare precedenza – nella sicura crisi energetica - alle strutture sanitarie essenziali, all’istruzione, alle necessità dei più poveri. Anche se il prezzo del petrolio è molto sceso negli ultimi mesi (con benefici non solo per il costo dell’energia, ma anche di fertilizzanti e alimentari), si prevede pure una diminuzione del prezzo di cotone e alluminio, principali prodotti esportati dal Paese.
Ma il dato più preoccupante – aggiunge l’esperto - è la prevista rapida diminuzione delle rimesse dall’estero inviate dagli emigrati tagiki. Di 6,8 milioni di cittadini, almeno 1,5 vivono e lavorano all’estero, specie in Russia e Kazakistan. Secondo i dati Bm del 2008, hanno inviato nel Paese 1,25 miliardi di dollari di rimesse, calcolando solo quelle tramite banche: quasi il doppio dell’intero bilancio nazionale, che per il 2007 è stato di meno di 700 milioni (esclusi gli aiuti e i prestiti internazionali). Il Fondo monetario internazionale stima invece le rimesse dei migranti pari 1,8 miliardi su 3,8 miliardi del Prodotto interno lordo. La Banca asiatica per lo sviluppo dice che circa il 98% delle rimesse estere dei migranti tagiki provengono dalla Russia.
Ma ora anche in questi Paesi rallenta la crescita economia, soprattutto nel settore edilizio dove molti migranti hanno trovato lavoro. La Bm prevede che in un primo tempo i migranti potranno comunque inviare a casa i loro risparmi, ma nel medio termine ci sarà una forte diminuzione delle rimesse dall’estero e molti migranti, senza lavoro, dovranno rimpatriare.
Con un debito pubblico internazionale stimato del 30% del Pil, le minori rimesse, in pregiata valuta estera, si teme possano addirittura innescare una crisi alimentare. Nel Paese dall’agosto 2007 il prezzo di pane e verdure è più che raddoppiato e altri alimenti essenziali sono aumentati di oltre il 50%. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite prevede per questo inverno una “insicurezza alimentare” per due milioni di tagiki e una situazione di vera “carestia” per 800mila.