Per frenare l’inflazione, Pechino incentiva l’agricoltura
Il governo centrale ha deciso di pagare di più i coltivatori diretti per spingerli a migliorare la produzione dei beni alimentari di prima necessità. Il timore è che aumenti ancora l’inflazione, causa di proteste sociali in tutto il Paese.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Per frenare l’inflazione ed evitare proteste sociali a ridosso delle Olimpiadi, il governo centrale ha deciso oggi di stanziare nuovi fondi per l’agricoltura. Pechino spera che pagando di più i contadini che producono grano e riso, aumenterà l’esportazione dei beni alimentari primari.
Le autorità hanno già congelato i prezzi di riso, olio da cucina ed altri beni alimentari, per cercare di fermare l’aumento di costi che – nel solo 2007 – ha raggiunto il 23,3 %. Questa mossa si è rivelata inadatta: gli analisti cinesi hanno fatto notare che “fermando il prezzo dei cibi, e quindi il guadagno dei produttori diretti, si è disincentivata la produzione”.
Nel comunicato che annuncia i nuovi stanziamenti il Consiglio nazionale per lo sviluppo e le riforme scrive: “Abbiamo deciso di aumentare almeno del 9 % il prezzo pagabile ai coltivatori diretti. Questo aiuterà a far crescere l’entusiasmo dei nostri produttori, che saranno spinti a migliorare le coltivazioni”.
La crisi dei prezzi è iniziata in maniera improvvisa lo scorso anno. In meno di due settimane sono aumentati i prezzi di grano e carne di maiale, gli alimenti principali della dieta nazionale. In una società dove una famiglia media spende la metà dei propri introiti mensili in cibo, l’aumento ha scatenato panico e violente proteste su tutto il territorio.
Il primo ministro Wen Jiabao, autorità suprema della Cina in campo economico, ha dichiarato più volte che “frenare l’inflazione è la priorità assoluta del governo cinese”. Secondo Wen, entro la fine di quest’anno il tasso di inflazione sarà pari a 4,8 %; analisti internazionali parlano invece di un aumento minimo del 6,4 %.
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