Pechino: i governi locali debbono parlare con la gente per risolvere i problemi
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il Partito comunista cinese e il Consiglio di Stato “indicano” ai governi locali di avere “un dialogo diretto” con la popolazione e di risolvere ogni problema “con prontezza”. Ma continuano a scoppiare focolai di proteste per ragioni economiche, con centinaia di persone che scendono in piazza a Shenzhen e a Chongqing.
Con tre nuove direttive, i massimi organi del Pc sollecitano “i funzionari di governo a ogni livello a ricevere in modo regolare chi presenta petizioni” e a curare il contatto diretto con la popolazione per dare tempestivo ascolto all’opinione pubblica e risolvere “in modo pronto” i problemi. Inoltre debbono risolvere le “contraddizioni interne”, indicazione che esperti interpretano come un richiamo a non perseguire interessi economici propri tramite la gestione del potere.
Nel Paese è diffuso il sistema di presentare petizioni per chiedere giustizia, anche contro gli abusi delle autorità. Spesso i cittadini insoddisfatti si recano a Pechino per presentare lamentele al governo centrale contro i poteri locali, che per impedirlo spesso li minacciano e arrestano durante il viaggio.
Il professor Zhang Ming dell’Università Renmin di Pechino osserva che queste direttive possono essere una soluzione temporanea per contenere le proteste e un aiuto a risolvere alcuni problemi, ma che occorre intervenire su corruzione, diffuse ingiustizie e abuso di potere pubblico che sono causa delle proteste.
Nel 2008 in Cina ci sono state almeno 87mila proteste di massa per ingiustizie economiche. Intanto a Shenzhen oltre mille persone hanno assediato per ore la stazione di polizia (nella foto), finché nelle primissime ore di ieri hanno ottenuto il rilascio di due persone arrestate per una disputa contro funzionari del governo. A gennaio, 2.760 famiglie hanno preso possesso di alloggi a prezzi popolari nel villaggio di Taoyuancun, pagati circa 5mila yuan al metro quadro, poco più di un terzo dei prezzi della zona. Ma gli appartamenti sono risultati di pessima qualità, con crepe alle pareti e al soffitto e alle stesse fondamenta che stanno cedendo. A marzo il governo ha ammesso le carenze e si è scusato, ma l’8 aprile ha offerto in compensazione solo 12mila yuan per appartamento e l’esenzione dalle tasse immobiliari fino a luglio. Al rifiuto sdegnato dei rappresentanti della gente, i funzionari hanno iniziato a fare minacce; poi si è venuti alle mani e la polizia ha arrestato due rappresentanti dei cittadini.
Un residente commenta al South China Morning Post che “noi siamo poveri, ma abbiamo il diritto ad essere trattati con giustizia”.
A Chongqing ieri oltre 400 operai del Jindi Industry Group sono scesi in piazza e hanno bloccato il traffico per protesta contro il mancato pagamento di tre mesi di salari, per circa 383 yuan al mese. La ditta è in crisi per il crollo delle esportazioni tessili.