Pechino: ad Hong Kong la festa di Confucio, magari al posto della Pasqua
Da anni il governo cinese punta al rilancio della figura del grande filosofo, usato come “ponte” culturale ma anche come mentore dell’obbedienza alle autorità. Per festeggiarne il compleanno sul Territorio, i cristiani dovranno rinunciare ad una festività pasquale.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Un alto funzionario dell’Ufficio affari religiosi ha espresso ieri il sostegno del governo cinese all’idea di rendere la nascita di Confucio una festa nazionale per Hong Kong. Per non “eccedere” con i giorni di festa, il compleanno del filosofo prenderebbe il posto di una festività pasquale.
Secondo Qi Xiaofei, vice-direttore dell’Ufficio affari religiosi cinese, la richiesta dei confuciani di avere una propria festività (presentata da molto tempo), dovrebbe essere realizzata in quanto “naturale sviluppo della situazione”.
Parlando ai margini di un incontro taoista che si è svolto ieri a Xian, Qi si è detto “felice” all’idea che presto i confuciani dell’ex colonia britannica potranno avere una loro festività, “così come i cristiani ed i buddisti”.
L’Accademia confuciana di Hong Kong, guidata da Tong Yun-kai, chiede da tempo l’approvazione della nuova festa: questa rientra in un più grande piano, che prevede la costruzione di un tempio dedicato a Confucio.
Lo scorso anno, il Capo dell’Esecutivo Donald Tsang Yam-kuen aveva dichiarato di “non aver nulla in contrario all’introduzione della novità”, se il piano delle festività fosse poi approvato dagli altri gruppi religiosi.
Per non far aumentare troppo i giorni di pubbliche ferie, è necessario però che la nuova festività prenda il posto di una già esistente. Sia i cattolici che i protestanti hanno già indicato la loro disponibilità a rinunciare ad un giorno di festa nel periodo pasquale.
Tuttavia, Qi ha sottolineato che gli sforzi dell’Accademia, per quanto apprezzabili, “sono prematuri nell’ottica di far entrare il confucianesimo fra le religioni approvate da Pechino”, che al momento sono protestantesimo e cattolicesimo (considerate religioni diverse), buddismo, taoismo ed islam.
Nonostante questa precisazione, la figura di Confucio sta diventando sempre più importante per il regime comunista cinese, che la usa come una sorta di “ponte” culturale con il resto del mondo. Il “progetto Confucio”, lanciato da Pechino nel 2002, serve infatti a diffondere la lingua e la cultura cinese nel mondo, promuovendo lo studio della lingua ed offrendo “testi autorevoli e insegnanti di qualità”.
Il progetto del governo vuole promuovere non solo lo studio all'estero, ma anche diffondere le idee del filosofo in patria. Per questo scopo, lo stanziamento del governo per il piano ammonta a ben dieci miliardi di dollari.
Il desiderio di mostrare un volto noto alla cultura mondiale, la crisi della moralità e dei valori spirituali nel paese, la ricerca di identità ha fatto puntare tutto sulla figura di spicco del V secolo a. C. e sulla moralità da lui predicata: in particolare, Pechino punta sull’obbedienza alle autorità, il desiderio di sacrificarsi per il proprio clan o gruppo sociale e la pietà filiale.
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