Pechino: "Washington non si intrometta su Tiananmen"
Il portavoce del ministero degli Esteri rimanda al mittente le richieste statunitensi di una riabilitazione del movimento pro-democrazia. "E' solo una scusa per attaccarci, abbiamo già spiegato tutto quello che è successo".
Pechino (AsiaNews/Scmp) Il governo cinese "condanna la richiesta degli Stati Uniti di effettuare una revisione dei fatti di piazza Tiananmen del 1989" perché essa "non ha alcuna base e vuole essere semplicemente un attacco alla Cina". Lo ha dichiarato oggi Liu Jianchao, portavoce del ministero cinese degli Esteri, nel corso della riunione settimanale con la stampa.
Le affermazioni del governo di Pechino rispondono ad un documento pubblicato domenica 4 giugno dal Dipartimento di Stato americano, che per commemorare il 17esimo anniversario della strage di Tiananmen aveva "chiesto con forza" al Partito comunista cinese di "fornire il conto completo delle migliaia di persone che sono state uccise, arrestate o scomparse dopo il sanguinoso confronto fra l'esercito ed il movimento anti-corruzione e pro-democrazia". Il documento chiedeva inoltre in chiusura di "chiarire il ruolo del governo nel massacro".
Il 4 giugno 1989 soldati dell'esercito, appoggiati dai carri armati, entrarono in piazza Tiananmen e massacrarono i manifestanti inermi che da oltre un mese invocavano democrazia e la fine della corruzione per la società cinese. Il bilancio di quel massacro non è mai stato pubblicato dal governo, ma organizzazione internazionali indipendenti dicono che attorno alla piazza, nelle vie laterali e nei giorni seguenti al 4 giugno sono morte alcune migliaia di persone.
La Cina ha sempre rigettano le richieste degli attivisti per i diritti umani e dei familiari delle vittime, che chiedono una riabilitazione del movimento non violento ed un risarcimento per i danni subiti: secondo Pechino, tutta la protesta è stata "contro-rivoluzionaria" ed andava "bloccata con la forza".
"La Cina ha concluso il portavoce ha già fornito una conclusione chiara dei disturbi politici che sono avvenuti nel Paese alla fine degli anni '80. Il popolo cinese gode dei pieni diritti umani e della libertà, così come prevede la legge".
03/02/2011