Pechino “non vuole più aiutare Pyongyang nella sua corsa alle armi”
Seoul (AsiaNews) - Il governo cinese "non ha più molta pazienza con la Corea del Nord, e di sicuro non si vuole giocare la propria reputazione internazionale aiutandola ad armarsi. Per quanto siano alleati, i cinesi sanno che i nordcoreani non rispettano gli impegni presi. Per questo non credo alla notizia della fornitura militare di mezzi pesanti da Pechino a Pyongyang per il lancio di missili". Lo dice ad AsiaNews una fonte del ministero sudcoreano degli Interni, anonima per motivi di sicurezza.
Secondo le accuse lanciate nei giorni scorsi dal quotidiano nipponico Asahi Shimbun, la Cina avrebbe fornito nel 2011 quattro mezzi pesanti alla Corea del Nord per il trasporto e il lancio di missili, violando le risoluzioni dell'Onu sul divieto di forniture di armi e materiale "sensibile" a Pyongyang.
Secondo il quotidiano, inoltre, i governi di Usa, Giappone e Corea del Sud "sapevano della spedizione di Pechino verso Pyongyang. I loro satelliti spia hanno intercettato il carico sulla nave battente bandiera cambogiana Harmony Wish". Secondo la fonte di AsiaNews "questa notizia non ha fondamento. Per quanto ne so, il traffico di armi verso la Corea del Nord è controllato con ogni mezzo possibile: non avremmo mai fatto passare mezzi del genere".
Anche la Cina nega le accuse. Il portavoce del ministero degli Esteri, Liu Weimin, ha sottolineato che "le imprese cinesi non hanno esportato materiali vietati dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dalla legge e regolamenti cinesi". La Cina, ha aggiunto, "si oppone in maniera ferma alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei loro strumenti vettori".
Il rapporto fra Pechino e Pyongyang si è deteriorato in maniera costante sin dal 2008, anno in cui l'allora dittatore coreano Kim Jong-il infranse i divieti internazionali e portò a termine due esperimenti atomici sulla penisola. Da quel momento si sono interrotte le forniture di aiuti umanitari alla popolazione da parte di Stati Uniti e Corea del Sud e sono stati messi in stallo i colloqui a sei sul disarmo nucleare.