Pechino vuole aumentare la domanda interna e sganciarsi dalle esportazioni
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina vuole incrementare la domanda interna e sganciare la sua industria “dall’eccessiva dipendenza dalle esportazioni”. Dal prestigioso Forum annuale Economico Mondiale di Davos (Svizzera), di fronte a circa 2.500 leader politici e dell’imprenditoria, il vicepremier Li Keqiang ha delineato ieri il nuovo modello di sviluppo previsto da Pechino. Intanto aumentano senza limiti i finanziamenti bancari cinesi e la Commissione statale China Banking Regulatory (Cbr) chiede ad alcuni istituti di sospendere per qualche giorno i nuovi prestiti.
Li ha sottolineato il “forte potenziale” del “mercato interno cinese”, “a favore dell’intero mondo”, con oltre un miliardo di consumatori. Peraltro il mercato è tuttora chiuso a molti prodotti esteri e Li ha detto che la Cina “si aprirà [solo] in modo graduale nei prossimi anni” alle merci estere. Per ora, quindi, rimane una situazione di protezione delle ditte cinesi e Pechino vuole fare leva anche su ciò per incrementare il consumo interno e trovare un “nuovo” mercato per i molti prodotti finora esportati. Le importazioni cinesi sono state pari a oltre 1.000 miliardi di dollari nel 2009, secondo maggior Paese importatore dopo gli Stati Uniti; anche se il dato non consente di accertare quale parte siano materie prime e quanto prodotti lavorati o semilavorati.
Li ha promesso “riforme e permettere al mercato di giocare un ruolo primario nella distribuzione delle risorse”, ma non ha parlato dello yuan. Usa e Ue dicono che Pechino tiene il suo valore basso in modo artificiale, per favorire i prodotti cinesi a danno di quelli degli altri Paesi. Ma non pare che per ora la Cina intenda lasciare che la sua valuta si allinei secondo le leggi di mercato. La Cina nel 2009 ha registrato un crescita dell’8,7% e ha superato la Germania come primo esportatore mondiale, per cui i Paesi industrializzati sono desiderosi di entrare con i loro prodotti nel mercato cinese in espansione.
Peraltro molti esperti osservano che non è possibile verificare i dati sulla crescita cinese e che le imprese cinesi e il mercato interno appaiono molto sostenuti sia dai finanziamenti statali sia dai moltissimi prestiti bancari erogati per tassi minimi. Secondo dati ufficiali, le banche cinesi nei primi 20 giorni di gennaio hanno concesso nuovi finanziamenti per oltre 1000 miliardi di yuan (altre fonti parlano di 1.450 miliardi). Dato assai superiore al limite fissato per l’intero 2010 di 7.500 miliardi di prestiti bancari. La Commissione Cbr ha risposto invitando gli istituti a valutare con grande attenzione i nuovi prestiti, nel timore che i finanziamenti bancari siano impiegati in manovre speculative (ad esempio per acquistare azioni oppure immobili da rivendere in breve tempo) piuttosto che per favorire la produzione e cerca misure di controllo e salvaguardia. La Banca di Cina e la Banca Commerciale di Cina hanno ora sospeso nuovi finanziamenti, ma con probabilità ciò durerà solo pochi giorni. La Banca centrale ha anche indicato a diverse banche di aumentare le riserve di denaro, così da drenare liquidità dal mercato dei finanziamenti.
Peraltro Yi Xianrong, ricercare dell’Accademia cinese delle scienze sociali, ha osservato che simili limitazioni avranno effetto con difficoltà: invece “occorre essere sicuri che i prestiti siano usati per progetti industriali piuttosto che per acquisti immobiliari o di azioni in borsa”.
Nel 2009 ci sono stati finanziamenti bancari per 9.590 miliardi di yuan, nuovo record. Ma ciò ha anche causato aumenti record nel settore immobiliare e una robusta crescita dei valori del mercato azionario di Shanghai.