Pechino tenta di stimolare il consumo interno, contro disoccupazione e rivolte
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo annuncia nuove misure per sostenere l’economia, nel timore che la crisi e la disoccupazione crescente causino sempre maggiori proteste di piazza. Intanto crescono le proteste economiche.
Il ministro della Pubblica sicurezza Meng Jianzhu ha di nuovo ribadito, durante un simposio a Changzhou, che le autorità locali debbono affrontare “a mente fredda” “i molti problemi sociali che minacciano la stabilità”. Specie per il rischio che le sempre minori esportazioni causino una diffusa disoccupazione. A ottobre la crescita economica è stata “solo” dell’8,2%, minimo da 7 anni.
Pechino è soprattutto preoccupata che restino senza lavoro milioni di migranti. Ieri il sindacato lavoratori dell’opulento Shandong ha detto che a settembre nelle aree urbane ci sono 8,87 milioni di lavoratori, 29mila in meno rispetto al settembre 2007. E’ la prima volta da anni che qui calano i posti di lavoro e il dato non considera milioni di lavoratori in nero.
Un altro problema è la scarsa assistenza pubblica per sanità e istruzione. La Cina del miracolo economico negli ultimi anni ha destinato al benessere sociale solo l’11% delle spese, rispetto al 30-50% degli altri Paesi in via di sviluppo.
In risposta, il governo cerca di stimolare il consumo interno. Secondo i media cinesi, la Commissione nazionale per la riforma e lo sviluppo programma tagli alle imposte sui redditi e un nuovo “pacchetto” di incentivi, dopo quello di 4mila miliardi di yuan in 2 anni annunciato due settimane fa (il cui utilizzo, peraltro, non è stato ancora indicato nel dettaglio). Si dice ne siano beneficiarie soprattutto le famiglie a basso reddito. Si prevede anche l’iniezione di almeno 400 miliardi di yuan nel mercato azionario, per accrescere la fiducia degli investitori. Da metà settembre la Banca centrale ha già tagliato 3 volte i tassi di interesse. Annunciate anche misure anticorruzione, per evitare che questi fondi extra arricchiscano autorità locali.
Intanto nel Paese nascono sempre nuove proteste. Oggi sono scesi in sciopero i circa 550 tassisti di Suizhou (Hubei) per protestare contro la nuova tassa di 4mila yuan per il rinnovo della licenza, stabilita dal governo municipale pochi giorni fa.