Pechino smorza le polemiche su Google e censura le notizie in rete
Per il governo cinese lo scontro con il gigante di Mountain View non colpirà i rapporti commerciali con gli Stati Uniti. Washington annuncia una protesta formale e chiede spiegazioni sugli attacchi informatici. La Cina censura le polemiche e autorizza solo i media di Stato a riportare informazioni.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Pechino vuole smorzare i toni della polemica con Google e censura ogni informazione – in rete e sui giornali – relativa alla diatriba con il gigante del web statunitense. Washington annuncia una protesta formale e chiede spiegazioni sull’attacco informatico “altamente sofisticato” proveniente dalla Cina, durante il quale sono stati violati gli account e-mail di attivisti per i diritti umani. Nel Paese asiatico, intanto, continua ad aumentare il numero degli internauti: più 28,9% nel 2009.
Ieri il governo cinese ha cercato di minimizzare i contrasti con il gigante di Mountain View. Google, nei giorni scorsi, ha minacciato di lasciare il Paese per i casi continui di pirateria informatica e le strette maglie della censura imposte dalle leggi. Yao Jian, portavoce del Ministero cinese del commercio, sottolinea che Stati Uniti e Cina “hanno canali di comunicazione multipli” e nutre fiducia in “uno sviluppo sano delle relazioni economiche e commerciali”. Egli aggiunge che né il Ministero né la Camera di commercio di Pechino hanno ricevuto indicazioni che Google intende lasciare la Cina.
Washington ribatte che è presto per capire se verranno colpiti i rapporti economici fra i due Paesi. Tuttavia, la controversia sorta nei giorni scorsi sulla censura in rete e gli attacchi informatici si aggiunge alle polemiche sul tasso di cambio dello yuan, sul protezionismo cinese e la vendita di armi degli Stati Uniti a Taiwan.
Il governo americano annuncia una “protesta formale” verso Pechino, che verrà presentata nei prossimi giorni. Dopo gli attacchi a Google, anche un altro gigante della rete Usa, Yahoo, denuncia casi di pirateria informatica provenienti da hackers cinesi. PJ Crowley precisa che la nota “esprimerà la nostra preoccupazione” per gli incidenti e “chiederà spiegazioni alla Cina”.
Intanto la propaganda governativa cinese ha rafforzato le maglie della censura e impedisce la diffusione di informazioni. I giornali e i siti web non possono riportare commenti o notizie e la versione ufficiale viene fornita solo attraverso i media di Stato Xinhua e People’s Daily, i quali pretendono da Google “il rispetto delle leggi cinesi”.
Al riguardo, una inchiesta diffusa in questi giorni mostra che il 78% dei cinesi è favorevole al controllo di internet e che non bisogna cedere alle pressioni del gigante americano. Tuttavia, appena postata in rete, l’inchiesta è stata subissata di critiche e i voti inseriti hanno ribaltato il risultato: gli internauti cinesi vogliono libertà informatica. Il sondaggio è stato rimosso in tutta fretta dalle autorità.
Da una recente inchiesta compiuta da China Internet Network Information Centre (www.cnnic.net.cn) emerge infine che, nel 2009, il numero dei navigatori in rete è cresciuto del 28,9%. Sono 86 milioni gli internauti che hanno usato il web per la prima volta nello scorso anno, per un totale di 384 milioni di utenti della rete in Cina.
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