Pechino smentisce le scuse di Kim Jong-il per il test atomico
Il portavoce del ministero cinese degli Esteri smentisce la notizie di scuse informali presentate a Pechino dal dittatore nordcoreano, che non vuole fare nuovi test, ma non li esclude. Secondo fonti anonime, la Cina potrebbe sostenere un colpo di Stato per rovesciarlo.
Pechino (AsiaNews) Il leader nordocoreano Kim Jong-il "non si è scusato con la delegazione cinese per il test nucleare del 9 ottobre scorso" ma ha ribadito "di non avere piani per l'esecuzione di un secondo esperimento nucleare". Il dittatore, tuttavia, "si riserva di adottare ogni misura necessaria in caso di nuove pressioni sul suo governo". Lo ha dichiarato oggi Liu Jianchao, portavoce del ministero cinese degli Esteri, nel corso di una conferenza stampa a Pechino.
Liu ha commentato le indiscrezioni pubblicate la settimana scorsa da alcuni quotidiani sudcoreani, secondo i quali Kim "si sarebbe scusato con la Cina per il test nucleare" in occasione della visita a Pyongyang di una delegazione cinese guidata dal consigliere di Stato Tang Jiaxuan. "Sono articoli non accurati ha detto e noi non sappiamo nulla di scuse presentate al governo cinese da Kim Jong-il".
Il test atomico, in ogni caso, ha incrinato i rapporti fra Pyongyang e Pechino. Anche se il dittatore non ha presentato le sue scuse al principale sostenitore del suo governo, è vero che la delegazione gli ha portato un messaggio privato e personale da parte del presidente cinese Hu Jintao, cui Kim ha risposto.
Inoltre, la reazione cinese alla "provocazione nucleare" del 9 ottobre è stata durissima: pur senza appoggiare l'inserimento dell'uso della forza nelle sanzioni Onu, Pechino ha definito il test "sfacciato" ed ha "invitato con forza" Pyongyang a rispettare i trattati per la denuclearizzazione della penisola coreana.
Secondo un settimanale americano, per tutti questi motivi "sarebbe in preparazione un colpo di Stato in Corea del Nord, appoggiato se non preparato da Pechino". Il settimanale, che cita fonti anonime cinesi e coreane, sostiene che "un inaspettato dibattito, senza precedenti" si è svolto nella capitale cinese e che alcuni "stretti collaboratori" del governo sostengono con forza "la possibilità di un rovesciamento pacifico non del regime, ma del dittatore che sarebbe rimpiazzato da un esponente dell'esercito".