Pechino si gode la sonda lunare e promette sviluppi pacifici nello spazio
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Vola sicuro il satellite lunare cinese Chang’e, lanciato ieri alle 18,05 (ora di Pechino) dal centro Xichang nel Sichuan, con diretta televisiva nazionale e mondiale. La sonda, del costo di 1,4 miliardi di yuan, si è staccata dal razzo 24 minuti dopo il lancio ed è entrata in un’orbita di 16 ore intorno alla terra. I media cinesi sono pieni dei commenti entusiasti e orgogliosi di tecnici, funzionari, gente della strada, scene di bandiere nazionali al vento e dita alzate per la V di vittoria, quasi che il lancio apra una nuova epoca nella storia cinese.
Molte persone sono andate nei planetari per cercare di vedere il razzo in volo e c’è persino chi discute se ci sia vita sulla luna, o chiede se la sonda pianterà sulla luna una bandiera cinese. Tecnici e funzionari parlano di “un passo cruciale” nel programma spaziale cinese, ma sottolineano che il lancio ha finalità soltanto scientifiche e che – come dice Luan Enjie, capo del progetto orbita lunare – “non ci sarà alcuna corsa alla luna con altri Paesi”.
Al contrario, Stati Uniti, Giappone, India e anche il Brasile mostrano un rinnovato interesse per la luna e progettano missioni. Gli scienziati ritengono che lo studio della luna possa rivelare importanti misteri sull'universo e che la luna sia ricco dell'isotopo elio-3, fonte di energia, molto raro sulla terra.
Chen Yongqi, capo del dipartimento di studio del territorio e di geoinformatica, commenta al South China Morning Post che “ad altri Paesi sono occorsi decenni per pianificare e programmare [un progetto lunare]… Ma in Cina si procede con grande velocità”.
“Sembra un dragone” è il commento di Zhu Yousheng, commerciante di Chengdu che ha pagato 800 yuan per assistere al lancio dalla base.
Qualcuno, con un po’ di cinismo, osserva che è subito esploso il commercio dei gadget: i modelli della sonda in scala 1:30, di metallo con base in cristallo, sono così richiesti che sono venduti a 880 yuan, contro i 1.880 yuan di qualche settimana fa.
Ma molti rimangono indifferenti. Liu Chuanmei, ingegnere di Pechino, commenta che “lo Stato dilapida così tanto denaro nel progetto spaziale solo per mostrare la sua potenza”.
Il contadino Wu Minga della contea di Chuanxing (Xichang), vicina al centro di lancio, si lamenta delle ingiustizie dei funzionari locali. “Se [il governo] è capace a mandare un satellite fino alla luna – si chiede - perché è così difficile mandare tutti i funzionari corrotti in carcere?”
Nessun commento dalle autorità di Taiwan, mentre fonti militari esprimono “preoccupazione” per questo “passo in avanti nel programma spaziale di Pechino”. Ma Alexander Wang Chieh-cheng, professore dell’università di Tamkang, dice che Pechino non ha bisogno di razzi in orbita per Taiwan: le bastano i 1.000 missili sempre puntati sull’Isola.
Ma Sun Jiwen, consigliere dell’esercito cinese per la sicurezza spaziale, osserva che lo studio della luna riguarda l’intera umanità e ritiene “inevitabile” una futura cooperazione internazionale. Teng Jianqun, dirigente dell’Associazione per il controllo delle armi cinesi e il disarmo, ritiene invece alto il rischio che lo spazio sarà militarizzato: “le negoziazioni su regole per lo spazio – conclude – debbono iniziare ora, o potrebbe essere tardi”. (PB)
24/10/2007