Pechino rivendica il diritto di stroncare il terrorismo nella regione dello Xinjiang
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo cinese rivendica il diritto di “combattere il terrorismo” nello Xinjiang, “come [fa] l’intera comunità internazionale”. Ma organizzazioni per la tutela dei diritti denunciano che nella regione è in atto l’annichilimento di un’intera popolazione.
La statale Xinhua ha annunciato che il 27 gennaio in Urumqi, capitale dello Xinjiang, è stata compiuta la maggiore operazione antiterrorismo da un anno con 2 terroristi uccisi e 15 arrestati, accusati di collaborare con il Movimento islamico del Turkestan orientale, che le Nazioni Unite ritengono terrorista. Il Sing Tao Daily di Hong Kong ha riportato che i morti sono stati 18.
Non ci sono ulteriori notizie perché Pechino attua un rigido controllo sull’informazione dalla regione, ritenuta essenziale per le ricchezze energetiche e la posizione strategica al centro dell’Asia. Alcuni critici – fra cui le Nazioni Unite – accusano però la Cina di usare la scusa del terrorismo per schiacciare un pacifico sentimento pro-indipendenza e per perseguire una sistematica eliminazione della popolazione locale, gli uighuri, islamici con proprio linguaggio e tradizioni. Pechino ha favorito l’immigrazione di milioni di etnici han, cui concede vantaggi commerciali e l’accesso ai posti di potere. Inveve colpisce le tradizioni e la lingua locale e ostacola la fede islamica: donne e minori non possono entrare in moschea e le scuole islamiche sono proibite. Inoltre ha ristretto il numero di fedeli che possono andare in pellegrinaggio alla Mecca. Gli episodi di terrorismo, che sarebbero isolati, sono usati per giustificare una vasta negazione dei diritti della popolazione.
Nel 2005 sono stati arrestati 18.227 uighuri perché “minacciano la sicurezza nazionale”.