Pechino risponde a Usa e Ue: Liu Xiaobo rimane in galera
Pechino (AsiaNews) – Il governo cinese ha rispedito oggi al mittente la richiesta di liberazione del noto dissidente Liu Xiaobo, autore e promotore di “Carta 08”, avanzata da Stati Uniti ed Unione Europea. Il giorno in cui Bruxelles assegna il Premio Sakharov per la libertà di espressione, Pechino ha definito “inaccettabile” la richiesta di scarcerazione per Liu, accusato formalmente di “sovversione anti-statale” a un anno dal suo arresto.
Liu, noto professore universitario, ha presentato al governo insieme ad altre 300 firme una petizione pubblica nota come “Carta 08”, un riferimento alla “Charta 77” dei dissidenti dell’Europa dell’est. – Con essa si chiede al Paese di realizzare i desideri di democrazia e libertà presenti nella storia recente della Cina. Le “prove” a suo carico, presentate nei giorni scorsi dal Procuratorato generale della Repubblica cinese, comprendono proprio la stesura della “Carta” e altri sei articoli pro-democrazia che ha pubblicato su internet.
Subito dopo l’annuncio dell’inizio del processo, 200 personalità della dissidenza cinese – di cui 165 ancora residenti nel Paese – hanno chiesto a Pechino di essere processati insieme a Liu. Il docente è noto alle autorità sin dagli anni della protesta democratica culminata con il massacro di piazza Tiananmen: per esprimere la sua solidarietà agli studenti in piazza, infatti, Liu iniziò uno sciopero della fame che gli è costato 18 mesi di galera e tre anni in un lager.
L’Unione europea ha chiesto all’esecutivo comunista il “rilascio incondizionato” del dissidente, mentre gli Stati Uniti hanno invitato la Cina “a rispettare i diritti di tutti quei cittadini che, in maniera pacifica, esprimono il desiderio di libertà universalmente riconosciute. Il governo americano è preoccupato per gli arresti e le detenzioni di persone come Liu, che hanno subito questo fato soltanto per aver espresso un desiderio di libertà”.
“Carta 08”, infatti, chiede al governo cinese di rispettare i diritti umani, attuare riforme politiche e garantire l’indipendenza del potere giudiziario. Il documento è stato pubblicato in occasione dei 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, ed ha raccolto su internet oltre 10mila firme. Moltissime di queste vengono dai cinesi della diaspora, soprattutto residenti negli Stati Uniti e in Australia.
Jiang Yu, portavoce del ministero degli Esteri, ha risposto oggi alle richieste: “Queste sono accuse inaccettabili. La Cina è una nazione dove vige lo stato di diritto, e i diritti fondamentali dei cittadini sono garantiti dalla legge. Voglio sottolineare che il corpo giudiziario cinese affronta in maniera indipendente ogni singolo caso: chi viene da fuori non ha il diritto di interferire”.
Le dichiarazioni del funzionario dimostrano che il governo non ha intenzioni di cedere alle pressioni sul caso, che dovrebbe iniziare la prossima settimana. Se riconosciuto colpevole, Liu rischia fino a 15 anni di carcere.
26/07/2017 12:44
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