Pechino raddoppia le riserve d’oro, ma avverte: “È una bolla”
La Banca centrale cinese dichiara di non voler più acquistare il minerale, ma deve fare i conti con l’India e con i risparmiatori europei che continuano a far salire – artificialmente – il prezzo.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo cinese teme che la rivalutazione dell’oro ai suoi massimi storici “sia frutto di una speculazione pilotata, che però porterà all’esplosione della bolla”. Lo ha detto ieri il vice governatore della Banca centrale cinese Hu Xiaolian, che ha sottolineato: “La Cina non continuerà a comprare oro in maniera indiscriminata”. L’appello del funzionario potrebbe avere una doppia valenza, oltre a quella “etica”.
Il governo di Pechino, infatti, ha raddoppiato le sue riserve auree negli ultimi mesi: un crollo improvviso del valore del metallo potrebbe creare un deficit considerevole nei conti interni. Secondo Hu, inoltre, “si devono sempre tenere a mente gli effetti a lungo termine, quando si sceglie cosa usare come riserve. In alcuni campi è più facile che si creino delle bolle”.
Un mese fa, la Cina ha annunciato di aver raddoppiato le proprie riserve auree che oggi ammontano a 1.054 tonnellate: si tratta del quinto deposito più importante al mondo. Stessa scelta per il governo indiano, che ha razziato le riserve messe in vendita dal Fondo monetario internazionale. Ma questo ha creato una corsa all’oro che ora rischia di esplodere. Dopo aver avuto notizia degli acquisti di Pechino e Delhi, infatti, un buon numero di investitori stranieri ha deciso di acquistare il metallo a scapito della valuta.
Tutto questo ha portato l’oro a valere 1.217 dollari Usa per oncia, il più alto valore di sempre. Tuttavia, i funzionari del governo cinese sanno bene che questa corsa si deve fermare: la Cina ha riserve economiche per 2300 miliardi di dollari. Una cifra talmente alta che la Banca centrale di Pechino non può assolutamente immettere nell’oro, a rischio di vederne il prezzo decollare a causa di un artificio finanziario.
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