Pechino prima delle Olimpiadi, sforzo finale contro inquinamento e petizioni
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – In preparazione alle Olimpiadi, da ieri e per 2 mesi, metà dei 3,3 milioni di veicoli della Capitale potranno circolare solo a giorni alterni secondo le targhe. Gli inquinanti impianti chimici, energetici e le fonderie della zona hanno ridotto la produzione e diminuito le emissioni del 30% e le opere edili sono state del tutto fermate per diminuire le polveri sottili nell’aria.
Oggi la ressa dei passeggeri ha costretto alla chiusura “per ragioni di sicurezza” di importanti stazioni metropolitane, come quella di Jianguomen sulla linea 2. Ma in genere le code per mezzi pubblici e metropolitana sono state minori del temuto, anche perché è stato chiesto a lavoratori e aziende di scaglionare l’orario di lavoro e l’apertura degli uffici pubblici è stata ritardata di un’ora. Il 19 luglio hanno aperto due nuove linee metropolitane e una linea ferroviaria per l’aeroporto e per agosto sono previsti 3mila autobus in più, con una capacità da 12,5 a 15 milioni di passeggeri quotidiani.
Il minor traffico è anche favorito dall’esodo dalla città di centinaia di migliaia di migranti ,rimasti disoccupati dopo il divieto di opere edili. Sono rimasti solo quelli impegnati in lavori di pulizia o simili. Ma molti protestano che non sono stati ancora pagati.
Pur con tutte queste attenzioni, è incerto se l’aria di Pechino, in genere sotto un cappa grigia e inquinata, potrà consentire lo svolgimento delle gare di durata. Jacques Rogge, presidente del Comitato olimpico internazionale, ha ripetuto che alcune gare potrebbero essere rinviate o addirittura spostate altrove, se l’aria della Capitale fosse troppo inquinata. Il più grande maratoneta mondiale, l’etiope Harie Gebrselassie, ha già annunciato la sua rinuncia per l’elevato inquinamento della città. Ad agosto, poi, spesso a Pechino manca il vento necessario per spazzar via l’inquinamento.
Intanto, intorno alla Capitale i controlli di sicurezza sono frequenti, persino i passeggeri dei pullman debbono far passare il bagaglio entro uno scanner di controllo e avere sempre con loro documenti d’identità. Le autorità ammoniscono che i poliziotti saranno ritenuti “personalmente responsabili” se si lasciano sfuggire “un criminale”. Ma testimoni raccontano che i controlli sono attenti ma rilassati, nessuno crede davvero che sia già possibile un attentato.
Esperti osservano che gli stretti controlli (che impegneranno 100mila poliziotti antiterrorismo, 150mila guardie di sicurezza, 290mila ausiliari volontari, secondo Xinhua) oltre a impedire attentati, vogliono prevenire proteste pubbliche dei milioni di cittadini scontenti e che i capillari controlli mirano anche a intercettare i molti possibili autori di petizioni: ogni giorno a Pechino in centinaia presentano proteste scritte e ogni giorno la polizia ne arresta o rimpatria centinaia. Ma molti non si scoraggiano, raggiungono i sobborghi di Pechino e aspettano i Giochi, sperando di aggirare i controlli e riuscire ad attirare l’attenzione mondiale sui loro problemi.
Sotto stretto controllo anche le università, interdette ai turisti stranieri, se non dimostrano un motivo per andarci.