Pechino non vuole attuare i “valori universali”
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Le riforme democratiche non possono avere “conseguenze pericolose” per la Cina, ma soltanto rinforzare “la pace e la stabilità” del Paese. Bao Tong, ex segretario del premier Zhao Ziyang, commenta l’intervento all’Assemblea nazionale del Popolo (Anp) di Wu Bangguo, presidente dell’Assemblea.
Wu è intervenuto all’Anp il 10 marzo per escludere che la Cina possa fare riforme di “stile occidentale”. Egli ha escluso “in modo solenne” la possibilità di adottare un sistema multipartitico, come pure la separazione tra poteri esecutivo e legislativo e giudiziario (oggi tutti sottomessi al Partito comunista cinese), o di adottare un sistema bicamerale o federale, e ha pure escluso ogni forma di privatizzazione (le imprese statali monopoliste dominano l’economia nazionale).
Bao (in una foto del 2009) osserva a Radio Free Asia che, invece, “la democrazia multipartitica, il pluralismo ideologico, la separazione dei poteri, il federalismo e la privatizzazione sono fattori chiave della civiltà umana, insieme con la libera economia di mercato”.
“Le Sei Cose da Non Fare [elencate da Wu] sono di fatto una sola, la sola Cosa da Non Attuare sono i valori universali”. “Il Pcc è stato fondato sui valori comuni a tutto il mondo, ma dal 1989… i valori universali non sono stati [più] menzionati”, ha proseguito riferendosi al massacro di piazza Tiananmen del giugno 1989. “Invece, il Paese si è tagliato fuori dalla civiltà internazionale con il concetto delle caratteristiche cinesi”.
Bao ha seguito il destino di Zhao, caduto in disgrazia per essersi opposto alla repressione armata contro studenti e operai che nel giugno 1989 avevano occupato piazza Tiananmen a Pechino chiedendo riforme politiche e libertà. Bao è stato 7 anni in carcere e da allora è agli arresti domiciliari.
Wu ha insistito che un socialismo con caratteristiche cinesi è “la sola strada corretta per lo sviluppo e il progresso del Paese”, mentre “ogni incertezza… potrebbe sprofondarci in un abisso di disordini interni”.
Bao ritiene la preoccupazione “priva di fondamento”. “Nei Paesi che riconoscono i valori universali permane l’ordine, anche in Giappone dopo che è stato colpito da un terremoto disastroso”. “Nessuno di questi Paesi è caduto nel caos per qualche Rivoluzione dei Gelsomini”. “Al contrario, sono proprio questi Paesi paranoidi dove ci sono Cose da Non Fare per mantenere a ogni costo un’armonia superficiale che rischiano [di sprofondare nel disordine]”. “Una società civile occidentale è il solo tipo che possa garantire pace e stabilità durature, le sole che non hanno paura della Rivoluzione dei Gelsomini”.
Invece Pechino ha grande paura delle proteste sociali e pone in atto una durissima repressione per impedire ogni protesta. Ma non riesce a debellare un’endemica corruzione, assai diffusa a ogni livello tra i suoi funzionari e dirigenti.
A febbraio è stato accusato per gravi fatti di corruzione Liu Zhijun, ministro delle Ferrovie. Ieri l’Ufficio Nazionale Audizioni, che cura le indagini disciplinari, ha spiegato che per la linea ferroviaria ad alta velocità Pechino-Shanghai, 1.318 chilometri percorsi a 350 km l’ora, vanto delle ferrovie, ci sono state bustarelle, sottrazioni di fondi e altre irregolarità per oltre 5 miliardi di yuan (539 milioni di euro).
Xu Aisheng, che si occupa delle indagini, ha descritto un sistema preciso e collaudato, finalizzato a stornare fondi, con frequenti bustarelle, ricevute false, diffusa imprecisione finanziaria. Nelle indagini sono coinvolte 3 primarie imprese statali quotate in borsa, la China Railway Group, la China Railway Construction Corporation e la China Communications Construction. Almeno 16 società hanno emesso fatture false di lavori e affitti di macchinari per 324 milioni di yuan.