Pechino non intende "per ora" rivalutare lo yuan
Il premier Wen Jiabao, in un meeting con i ministri finanziari di Asia ed Europa, ha ribadito le parole d'ordine di un futuro intervento: "in modo indipendente", "in modo controllabile", "con gradualità".
Pechino (AsiaNews/Agenzie) Il primo ministro cinese Wen Jiabao ha detto che "non c'è fretta" a rivalutare la valuta nazionale, lo yuan. Durante la cerimonia di apertura del 6° Meeting tra i ministri finanziari di Asia ed Europa, ieri 26 giugno a Tianjin (porto della Cina settentrionale), Wen ha ribadito che ogni intervento verrà deciso "in modo indipendente", ovvero "in accordo con le necessità di riforma e sviluppo della Cina".
Il premier ha sostenuto che ogni riforma avverrà "in modo controllabile" per evitare effetti imprevisti quali "fluttuazioni nel mercato finanziario e instabilità economica" e "con progressi graduali" per proteggere lo sviluppo dell'economia cinese. Avere uno yuan stabile ha aggiunto - è "interesse della Cina e dell'intero mondo" e costituisce "un aiuto alla stabilità dei commerci e all'incremento del volume di scambi nei Paesi vicini e nell'intero mondo".
"In breve - ha concluso il primo ministro - abbiamo bisogno di migliorare il tasso di cambio, ponendo in essere un meccanismo di cambio che sia collegato al mercato e più flessibile", con esclusione, quindi, di una semplice rivalutazione come chiedono gli Usa. In modo significativo ha poi descritto la possibilità di maggiori scambi commerciali, rapporti finanziari e più stretta collaborazione tra le economie degli Stati di Asia ed Europa.
Diversa la convinzione degli Stati Uniti, che da mesi fanno pressioni sulla Cina perché rivaluti la sua moneta, che dal 1994 è tenuta a un rapporto di cambio di 8,28 yuan per 1 dollaro Usa. Washington ritiene questo cambio molto inferiore parla del 40% - all'effettivo valore, con conseguente vantaggio per le merci cinesi il cui prezzo viene tenuto basso e con una distorsione dei meccanismo del mercato. Sono all'esame del parlamento Usa leggi che prevedono elevate imposte all'esportazione delle merci cinese, se Pechino non riporta il cambio dello yuan al vero valore di mercato. (PB)