Pechino nasconde il bilancio dell'esercito e dà il via all’Anp
Pechino (AsiaNews) - Alla vigilia dell'incontro annuale dell'Assemblea nazionale del popolo (il "Parlamento" cinese), il governo di Pechino si è rifiutato di fornire i dati relativi al budget militare per il 2013. Era dal 2006 che i dati - che molti ritengono ritoccati al ribasso - venivano comunicati il giorno prima dell'Anp. Ma le continue dispute territoriali e le crescenti proteste interne hanno reso sempre più sensibile l'argomento.
La portavoce dell'Assemblea, Fu Ying, ha risposto con fastidio alle domande dei giornalisti sull'argomento: "Sembra che la Cina debba spiegare ogni anno al mondo perché dovremmo rafforzare la nostra difesa nazionale e perché dovremmo incrementare la nostra spesa militare". Lo scorso anno, Pechino disse che la spesa sarebbe aumentata dell'11,2 %, toccando i 670,27 miliardi di yuan (107,6 miliardi di dollari).
La questione non è solo formale, dato che il bilancio deve essere approvato dalla sessione parlamentare: secondo alcuni giornalisti cinesi, dunque, il dato potrebbe emergere durante le discussioni che si tengono nella Grande sala del popolo della capitale. Tuttavia potrebbe essere messo sotto "segreto di Stato" e quindi non comunicato all'esterno, dato l'evidente aumento di impegno bellico nei confronti dei Paesi vicini.
Uno dei teatri di questo scontro è il Mar Cinese orientale, dove Pechino e Tokyo si contendono la sovranità di un gruppo di isolette - le Senkaku/Diaoyu - di cui non si conosce il valore commerciale. Nel tempo la disputa è divenuta una questione di principio, e ogni settimana si registrano provocazioni militari di diverso tipo. Nell'ultimo periodo sono entrati in scena persino i caccia da combattimento di entrambe le nazioni.
Anche il Mar cinese meridionale subisce lo stesso trattamento: qui la Cina contende porzioni di territorio alle Filippine, al Vietnam e a Taiwan. Secondo la Fu - ex ambasciatrice in Gran Bretagna e vice ministro degli Esteri - la questione non si pone: "Non sarebbe una buona cosa, se la Cina non fosse in grado di difendersi. La nostra politica è sempre stata pacifica e di tipo difensivo, non siamo una minaccia per le altre nazioni".
L'apertura dell'Assemblea segna comunque un momento molto importante nella vita politica cinese. Dopo 100 giorni dalla sua nomina, infatti, il nuovo segretario del Partito comunista Xi Jinping prenderà ufficialmente il potere come presidente del Paese e capo della "Quinta generazione" di leader comunisti. Diversi analisti prevedono che, nel suo discorso di insediamento, Xi indicherà la priorità più urgente per la Cina: mantenere la stabilità interna attraverso il controllo dell'inflazione e dei prezzi delle case.
Tuttavia le questioni sono molte di più: da una parte c'è l'emergenza inquinamento che non accenna a diminuire e dall'altra il crescente malumore della popolazione, che soprattutto attraverso i siti di micro-blogging ha iniziato a farsi sentire sempre più spesso sugli scandali legati alla corruzione e ai casi di malgoverno soprattutto nelle province più remote.
Un altro tema aperto è quello della legge del figlio unico, la politica di pianificazione familiare che dalla sua entrata in vigore (nel 1980) ha causato almeno 400 milioni di non nati. Hong Hao, capo stratega per la Cina della Bank of Communications International, sostiene che molti investitori vogliono vedere la rimozione della legge che "restringe il bacino di manodopera interna".
Altri aspettano invece una riforma nel sistema della registrazione della terra e delle proprietà immobiliari alla luce della "strategia dell'urbanizzazione" del premier Li Keqiang. Il primo ministro entrante ha detto più volte che vuole creare "ogni strumento utile" per evitare il "dividendo demografico", un fenomeno che sta aumentando a causa dell'aumento dell'età media in Cina.
Infine c'è la questione della corruzione, "cavallo di battaglia" di Xi Jinping. Il presidente ha dichiarato sin dal primo giorno del suo mandato che intende "sradicarla" dalla politica cinese, e ha proibito "ogni forma di lusso" che contrasti con l'immagine sobria del Partito comunista. Anche se i suoi proclami non sono divenuti ancora legge, dalle riunioni politiche sono spariti i fiori e i pasti lussuosi.
Han Deyun, avvocato di Chongqing e delegato all'Assemblea, chiede da 7 anni all'Anp di rendere obbligatoria la denuncia dei redditi per i leader comunisti: "Non esiste una legge simile. Ma dobbiamo farla, altrimenti la gente ci chiederà perché loro sì e noi no". Negli ultimi anni i casi di corruzione e malversazione si sono moltiplicati e nel mirino sono finiti persino l'ex premier Wen Jiabao - la cui famiglia avrebbe guadagnato miliardi di dollari grazie al suo peso politico - e lo stesso Xi Jinping.
In ogni caso, l'ossessione della leadership per la stabilità sociale ed economica rendono improbabile ogni cambiamento radicale. Il rafforzamento dei dipartimenti di pubblica sicurezza e la conferma di un "vecchio", Zhou Xiaochuan alla guida della Banca centrale dimostrano che al primo posto, come sempre, c'è l'ordine costituito.
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