Pechino incerta tra industrie inquinanti e salute dei cittadini
Pechino (AsiaNews) – La Cina è in bilico tra gli interessi delle industrie e il diritto alla salute dei cittadini. A Xiamen una fabbrica inquinante insiste per iniziare la produzione. A Wuxi le autorità superiori denunciano le responsabilità del governo locale per il grave inquinamento dell’acqua, ma non prendono iniziative. Resta aperto l’esito di queste vicende.
A Wuxi (Jiangsu) il Partito comunista ha ammesso ieri, con un articolo sul People’s Daily, che la cattiva qualità dell’acqua dipende dal grave inquinamento industriale e non dalla naturale crescita delle alghe come affermato dal governo locale. Dal 29 maggio il fiume e il lago Tai sono invasi dalle alghe che contaminano l’acqua potabile di 5 milioni di abitanti, divenuta gialla e puzzolente. Il giornale biasima sia gli industriali senza scrupoli che “i funzionari pubblici che consentono impianti inquinanti”.
Zuo Yuhui, professore per l’Ambiente all’università di Nanjing, scrive sul quotidiano che le alghe verdi-blu crescono in modo straordinario perché “l’inquinamento per le attività umane” ha causato “una grande quantità di nitrogeno e di fosforo nell’acqua e una povertà di sostanze nutritive nei corsi d’acqua”. Ju Jianjian dell’università Normale della Cina orientale spiega che questa alga può essere tossica ed è pericolosa per l’uomo, se ingerita con l’acqua o pesci o altri cibi contaminati.
Le autorità superiori hanno ordinato al governo di Wuxi di prevenire l’inquinamento e controllare gli scarichi delle fabbriche. Come risposta, già il 3 giugno Mao Xiaoping, sindaco di Wuxi, ha dichiarato che l’acqua ha “quasi” raggiunto i livelli di sicurezza alimentare e che il cattivo odore è “quasi del tutto” sparito, sebbene esperti ritengano che per eliminare l’infestazione delle alghe possano occorrere mesi se non muta il contenuto dell’acqua. Ieri il governo di Wuxi ha anche annunciato una campagna per ridurre le emissioni inquinanti delle fabbriche, ma non ha indicato quali iniziative o sanzioni saranno prese per i trasgressori.
Intanto a Xiamen (Fujian) i responsabili della ditta insistono presso il governo per iniziare la produzione nella fabbrica di paraxilene. I residenti hanno inviato oltre 1 milione di messaggi su telefoni cellulari, specie a funzionari pubblici, spiegando che il prodotto è cancerogeno e gli abituali forti venti della zona avrebbero portato ovunque i fumi di scarico della fabbrica, con danni irreparabili per le coltivazioni e le persone. La scorsa settimana il governo ha “sospeso” i lavori per la fabbrica. L’impianto, per un costo stimato di 10,8 miliardi di yuan, sarà capace di trattare 800 mila tonnellate di paraxilene l’anno. Zhang Zuan, portavoce della ditta, spiega che i responsabili si stanno incontrando con le autorità pubbliche.
Il primo e 2 giugno, i residenti hanno anche protestato in piazza. Ieri sono rimasti a casa, per timore di essere accusati di voler ricordare il 18mo anniversario del massacro di piazza Tiananmen. Intanto ieri lo Xiamen Daily, organo del Pc locale, avverte che le pacifiche proteste di piazza sono illegali e che saranno considerate “sovversive”.