Pechino impone i propri agenti nel nuovo Terminal di Hong Kong
La linea ferroviaria ad alta velocità che unirà Kowloon con Guangzhou dovrebbe essere inaugurata il prossimo settembre. La Cina continentale ha chiesto, e ottenuto, di gestire una parte della stazione e le banchine. I cinesi decideranno su immigrazione, dogana, quarantena, controllo dei confini e sicurezza. A Hong Kong resta anche la manutenzione dei binari.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Dopo mesi di acceso dibattito, il Consiglio legislativo di Hong Kong ha approvato un progetto di legge che di fatto permette alle autorità di sicurezza della Cina continentale di operare sul Territorio. L’ex colonia britannica, tornata alla madrepatria nel 1997, sulla carta dovrebbe essere protetta dalle ingerenze di Pechino fino al 2047.
Il controverso progetto riguarda la linea ferroviaria ad alta velocità che unirà il terminal occidentale di Kowloon – penisola di Hong Kong – con Guangzhou, capitale provinciale del Guangdong. La costruzione del tratto – un progetto da circa 11 miliardi di dollari Usa – permetterà di ridurre il tempo di percorrenza dalle due ore (circa) attuali a meno di 50 minuti.
Il problema è nato quando le autorità continentali hanno chiarito che intendono imporre la presenza di agenti di sicurezza nel terminal, di fatto sul territorio hongkonghese. La decisione del Consiglio utilizza il termine “co-locazione” per delineare la competenza cinese: di fatto però, come hanno a più riprese sottolineato i deputati democratici, si concede a Pechino una giurisdizione “quasi totale”.
Dal settembre 2018, periodo previsto per l’avvio della tratta ferroviaria, agenti cinesi gestiranno in pieno circa un quarto del terminal e le banchine della stazione: anche i vagoni saranno soggetti alle leggi cinesi. Nell’area designata opereranno i funzionari impegnati nei settori immigrazione, dogana, quarantena, controllo dei confini e sicurezza. La manutenzione dei binari resta invece delegata a Hong Kong.
La legge è stata approvata nella notte fra il 14 e il 15 giugno con 40 voti favorevoli e 20 contrari. I deputati della maggioranza – vicini a Pechino – si giustificano parlando di “problemi di sicurezza nazionale”. Alvin Yeung Ngok-kiu, del Civic Party, ritiene invece che questo accordo apra un vaso di Pandora: “Arriveranno altre leggi incostituzionali imposte da Pechino alla nostra città”.