09/06/2009, 00.00
CINA
Invia ad un amico

Pechino ha paura di milioni di laureati disoccupati

In Cina la crisi economica causa per la prima volta diffusa disoccupazione tra i laureati. I giovani lo vivono con angoscia e molti cadono in depressione. Ma il governo ha paura che tanti laureati disoccupati inneschino proteste di piazza.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il 12% dei cinesi laureati nel  2008 non aveva ancora trovato lavoro, secondo uno studio dell’Accademia cinese delle scienze  sociali di pochi mesi fa. Nel 2009 ci saranno oltre 7 milioni  di nuovi laureati o diplomati con prospettive peggiori, per la crisi economica, che dovranno lottare anche con altri 1,5 milioni di laureati ancora disoccupati. Per molti di loro trovarsi disoccupati è una vergogna troppo grave, che li porta alla depressione o addirittura al suicidio.

Per la forte contrazione delle esportazioni, nel Paese hanno chiuso decine di migliaia di fabbriche e sono molto diminuiti i rapporti con le ditte estere. Questo ha anche  causato una forte diminuzione della richiesta di lavoratori laureati.

Questa diffusa disoccupazione genera grande preoccupazione nel  governo, per il timore che un eccessivo numero di laureati disoccupati possa causare malcontento e proteste sociali. Anche considerato che ci sono almeno 25 milioni di migranti che hanno perso il lavoro. Le proteste di piazza Tiananmen nel 1989 sono nate anche dalla presenza di un gran numero di studenti insoddisfatti, che hanno portato la loro protesta in strada.

Per  questo il Partito comunista è  impegnato a trovare loro lavoro. Il Consiglio di Stato ha diffuso una guida in  5 punti diretta ai governi locali per aiutare i laureati a trovare lavoro,  sollecitando il massimo  impegno dei funzionari. Ad esempio nella città di Weifang (Shandong) diversi funzionari  pubblici sono stati incaricati di trovare ognuno lavoro ad almeno tre laureati, utilizzando le conoscenze e i mezzi  del governo. Il governo  di Pechino ha  annunciato che darà lavoro a 1.600 laureati con un contratto triennale, quali collaboratori dei funzionari nei villaggi intorno alla capitale.

Il premier  Wen Jiabao, nel corso di una visita nello Shaanxi, in  un discorso a 2.500 studenti a Xian il 5 giugno ha assicurato il massimo impegno del governo per creare più posti di lavoro. Egli il 7 giugno, in un discorso all’università Jaotong di Xian, ha invitato studenti e laureati a cercare lavoro anche nei centri rurali. Il presidente  Hu Jintao,  in un  discorso il 6 giugno alla China Agricultural University, ha pure auspicato che  sempre  più studenti “impieghino le loro capacità in zone  di provincia”. Il  ministro per l’Istruzione  ha  detto a inizio  giugno che circa il 48% degli  ultimi 6 milioni  di laureati ha  dovuto cercare lavori non  corrispondenti ai loro studi in  zone  rurali.

Questo è sentito come un  disonore, specie  per gli  studenti provenienti dalle  povere zone rurali,  che per giungere alla laurea hanno dovuto studiare con  grande impegno e con sacrificio economico per  le famiglie. Per anni  hanno sognato di trovare un  buon lavoro. Ritrovarsi disoccupati è una vergogna e molti cadono in depressione. Le statistiche ufficiali dicono  che la mancanza di lavoro costituisce la principale causa di suicidio, tra gli studenti. Intanto aumenta chi abbandona gli studi dopo essere arrivato alle scuole superiori o all’università: ben il 23%, rispetto al 10% del 1998.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Contadini, operai, laureati cinesi: milioni di nuovi disoccupati ogni mese
17/12/2008
Miliardi di yuan per frenare le rivolte dei contadini cinesi
12/12/2008
Sono almeno 11 milioni i migranti in cerca di lavoro nelle grandi città
07/04/2009
Ai lavoratori di Shenzhen sottratti salari per 102 milioni di yuan
24/02/2009
Gli squilibri della società cinesi: operai e contadini all'ultimo posto nei salari
14/04/2009


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”