Pechino critica gli Usa: “aggiornamento” ma non vendita di nuovi jet a Taiwan
Washington sceglie il compromesso e propone di “aggiornare” i vecchi F-16 dell’esercito di Taipei (al costo di 5,85 miliardi di dollari). La Cina, comunque, critica la decisione e minaccia: “Così mettete a rischio i rapporti bilaterali”.
Taipei (AsiaNews/Agenzie) - Il governo cinese ha condannato questa mattina Washington per aver promesso di “aggiornare e rendere più efficienti” gli aerei da guerra dell’esercito di Taiwan. In effetti, il contratto promesso dagli Stati Uniti a Taipei - del valore di 5,85 miliardi di dollari - ha deluso l’isola, che sperava in una vendita di nuovi aeromodelli F-16.
In ogni caso, il vice ministro cinese degli Esteri Zhang Zhijun ha dichiarato che questo accordo “è un segnale grave e molto forte nei confronti delle forze separatiste di Taiwan. Bisogna sottolineare che questo modo di fare è sbagliato e danneggerà senz’altro le relazioni e gli scambi tra la Cina e gli Stati Uniti non soltanto in campo commerciale, ma anche militare e di sicurezza”.
Pechino considera Taiwan una provincia ribelle sin dal 1949, quando vi si rifugiò lo sconfitto Chiang Kai-shek, continuando il governo della Repubblica di Cina. Da allora la situazione fra i due Paesi si regge su una sorta di status quo: Pechino continua a proclamare la sovranità sull’ex Formosa, che nel frattempo ha stretto accordi di protezione con Washington. Questo stato di cose si è incrinato data l’enorme mole di rapporti, commerciali e diplomatici, fra Stati Uniti e Cina.
La decisione di “aggiornare” i vecchi jet militari, e di non venderne di nuovi, ha deluso le aspettative di Taipei. Anche se molti si aspettavano una soluzione di compromesso, infatti, alcuni speravano in un colpo di reni da parte dell’amministrazione Obama. Il ministro taiwanese della Difesa, Kao Hua-chu, ha comunque cercato di sollevare gli animi: “Dopo l’aggiornamento, i nostri aerei avranno un enorme avanzamento tecnologico. E questo ci aiuterà a difenderci”.
In ogni caso, il vice ministro cinese degli Esteri Zhang Zhijun ha dichiarato che questo accordo “è un segnale grave e molto forte nei confronti delle forze separatiste di Taiwan. Bisogna sottolineare che questo modo di fare è sbagliato e danneggerà senz’altro le relazioni e gli scambi tra la Cina e gli Stati Uniti non soltanto in campo commerciale, ma anche militare e di sicurezza”.
Pechino considera Taiwan una provincia ribelle sin dal 1949, quando vi si rifugiò lo sconfitto Chiang Kai-shek, continuando il governo della Repubblica di Cina. Da allora la situazione fra i due Paesi si regge su una sorta di status quo: Pechino continua a proclamare la sovranità sull’ex Formosa, che nel frattempo ha stretto accordi di protezione con Washington. Questo stato di cose si è incrinato data l’enorme mole di rapporti, commerciali e diplomatici, fra Stati Uniti e Cina.
La decisione di “aggiornare” i vecchi jet militari, e di non venderne di nuovi, ha deluso le aspettative di Taipei. Anche se molti si aspettavano una soluzione di compromesso, infatti, alcuni speravano in un colpo di reni da parte dell’amministrazione Obama. Il ministro taiwanese della Difesa, Kao Hua-chu, ha comunque cercato di sollevare gli animi: “Dopo l’aggiornamento, i nostri aerei avranno un enorme avanzamento tecnologico. E questo ci aiuterà a difenderci”.
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