03/04/2006, 00.00
Cina – Vaticano
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Pechino conferma che vi sono "contatti" fra Cina e Santa Sede

di Bernardo Cervellera

In un'intervista al China Daily il direttore dell'Ufficio affari religiosi conferma quanto detto dal card. Sodano e da mons. Lajolo. Rimangono le condizioni su Taiwan e le nomine dei vescovi, anche se sembra si potrebbero aprire spiragli.

Roma (AsiaNews) – Per la prima volta il governo cinese ha ammesso in pubblico che vi sono contatti fra Cina e Vaticano in vista delle relazioni diplomatiche. Pur lasciando aperto qualche spiraglio a proposito delle nomine dei vescovi, il direttore dell'Ufficio affari religiosi ha riaffermato le due tradizionali pre-condizioni sul tagliare i rapporti con Taiwan e non intromettersi negli affari interni della Cina.

Durante un seminario all'hotel statale Diaoyutai, Ye Xiaowen, direttore dell'Amministrazione statale per gli affari religiosi, ha dichiarato ieri al China Daily che "i contatti fra noi [Pechino e Vaticano – ndr] continuano da diverso tempo, ma è difficile approntare delle scadenze".

Le affermazioni di Ye – una prima assoluta da parte di Pechino – seguono di pochi giorni quelle di mons. Giovanni Lajolo, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati. Il 24 marzo scorso, in occasione del concistoro e dell'elevazione a cardinale di Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, mons. Lajolo aveva detto che "i tempi sono maturi" per ristabilire i rapporti diplomatici con Pechino. In due lunghe interviste rilasciate al South China Morning Post e alla I-Cable TV di Hong Kong, il "ministro degli esteri" vaticano aveva anche lui parlato di "contatti informali", sottolineando che "mentre le più alte autorità mostrano volontà di regolarizzare le relazioni, a livelli intermedi sono presenti coloro che 'marciano contro'''.

Nell'intervista al China Daily, riportato anche sul People's Daily oggi, Ye Xiaowen si domanda se il Vaticano è pronto ad accettare le due condizioni poste da Pechino. Da oltre 15 anni la Cina esige come pre-condizioni ai rapporti diplomatici la rottura delle relazioni fra Vaticano e Taiwan e la non interferenza negli affari interni del Paese. "Possiamo stabilire le relazioni diplomatiche col Vaticano molto presto – ha detto Ye – se i due principi sono accettati… Ma per noi è difficile se i due principi sono violati".

Sebbene con altri stati (come la Corea del Sud) la Cina non ha mai preteso la rottura con Taiwan come pre-condizione, ma solo al termine del processo, il Vaticano, per bocca del segretario di stato Angelo Sodano e di mons. Lajolo, ha già detto varie volte che la Nunziatura di Taipei in realtà è quella di Pechino, trasferita là dopo l'espulsione del nunzio nel 1951 e il rifiuto di Mao a riaccoglierlo in Cina nel '52.

Il problema più delicato è l'intromissione negli affari interni della Cina, che per Pechino comprende anche il diritto a nominare i vescovi cattolici. Ye ha insistito che la Cina vuole dire la sua sulle nomine. "Noi abbiamo sempre nominato e consacrato i nostri vescovi" ha detto Ye "e questo è ciò a cui teniamo".

In realtà la Cina non riesce a trovare candidati all'episcopato che si lascino ordinare vescovi senza l'approvazione del Vaticano. Almeno l'80% dei vescovi della Chiesa ufficiale sono in comunione con la Santa Sede e i pochi vescovi che non lo sono – come l'arcivescovo di Pechino – sono rifiutati dai fedeli ed emarginati.

Un fatto importante da sottolineare: nell'insistere sulle nomine dei vescovi, Ye si è mostrato più flessibile di altre volte, affermando che il problema "può essere aperto alla discussione".

Da tempo, sia da parte di alcune personalità vaticane, sia da parte cinese, si studia un metodo di nomina dei vescovi simile a quello adottato in Vietnam, in cui la Santa Sede presenta alcuni nomi su cui cade poi la scelta del governo. Ma la soluzione spiace a molti vescovi ufficiali. In un intervista con AsiaNews, un vescovo ufficiale fra i più importanti ha scartato la "soluzione vietnamita": "Pechino – ha detto il prelato che ha voluto rimanere anonimo – deve darci tutta la libertà religiosa che la costituzione cinese garantisce. Nominare e ordinare i vescovi fa parte degli elementi sacramentali della Chiesa e lo Stato non ha diritto di entrarvi".

Nell'intervista riportata dal China Daily, Ye Xiaowen non accenna per nulla al neo-cardinale Joseph Zen. Il card. Zen è riconosciuto dai cristiani in Cina come un difensore della libertà di religione. Riguardo alle due pre-condizioni poste da Pechino, in molte occasioni il vescovo di Hong Kong ha sottolineato che la rottura dei rapporti con Taiwan "non è un problema", ma che può avvenire solo in cambio di una piena libertà religiosa garantita dalla Cina, comprese le nomine episcopali.

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