Pechino avverte Taipei: basta proteste, non avete, e non avrete mai, sovranità nazionale
Dopo le imponenti marce sull’isola della settimana scorsa, che chiedono referendum popolari e nuove richieste per un seggio all’Onu, la Cina minaccia serie ritorsioni e rincara la dose: Taiwan non è e non sarà mai uno Stato sovrano.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina “non può tollerare alcuna manovra indipendentista da parte di Taiwan”, che a tutti gli effetti “fa parte del territorio cinese, non ha e non avrà mai sovranità nazionale”. Lo ha detto ieri un portavoce dell’Ufficio cinese per gli affari taiwanesi, commentando le diverse manifestazioni che si sono svolte sull’isola lo scorso 15 settembre.
Queste sono state organizzate sia dal Partito democratico del presidente Chen Shui-bian che dai nazionalisti del Kuomintang. La prima, svoltasi a Kaoshiung davanti a 300mila persone, chiede un referendum popolare per l’approvazione di una nuova richiesta per un seggio all’Onu con il nome di “Taiwan”. La seconda, 50mila persone riunite a Taichung, propone invece una richiesta senza referendum preventivo e “sotto qualsiasi nome”. Ad entrambi gli incontri hanno partecipato i presidenti di Partito ed i candidati alle prossime elezioni presidenziali.
Dal 1993, ogni anno, gli alleati di Taiwan cercano di aprire la discussione per assicurarle un seggio all’Onu, ma questa richiesta o non riceve sufficiente sostegno dall’Assemblea, o viene bloccata sul nascere dal Consiglio di Sicurezza, dove è presente la Cina, che si fa forte della Risoluzione 2758, votata nel ’71, secondo cui il governo di Pechino è l’unico rappresentante della Cina.
Di fatto, però, dal ’49 – da quando il governo di Chiang Kai-shek fuggì sull’isola, lasciando la Cina a Mao Zedong - Taiwan vive in uno stato di pratica indipendenza e si è ormai evoluta a moderna democrazia, con un governo, un parlamento, elezioni libere e un’economia che è la 18ma al mondo.
Molti commentatori definiscono la spinta “indipendentista” degli ultimi mesi “un estremo tentativo del presidente Chen di rimanere aggrappato al potere”, ma la manifestazione nazionalista ha spiazzato parecchi politici cinesi, che ritenevano il Kuomintang una sorta di alleato-ombra.
In ogni caso, le continue richieste alle Nazioni Unite hanno infastidito anche gli Stati Uniti, impegnati da una legge del Congresso ad intervenire militarmente in difesa di Taiwan in caso di invasione cinese. Per Washington, infatti, le manifestazioni di piazza sono “inutili e controproducenti”.
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