Pechino autorizza due enti italiani ad operare per le adozioni
di Gerolamo Fazzini
Sono durate mesi le trattative e nel prossimo anno prenderanno ufficialmente il via le procedure, anche se praticamente ci vorranno un paio d’anni per il primo “arrivo”. La soddisfazione delle Ong Ciai e Aibi nelle parole dei rispettivi presidenti. Il Ciai è autorizzata ad operare in Cina fin dal 1996 ed ha appoggiato, tramite sostegno a distanza, un gruppo di bambini disabili, grazie ad alcuni contatti con missionari del Pime.
Milano (AsiaNews) - Nel 2008 decolleranno ufficialmente le procedure che permetteranno alle famiglie italiane di adottare bambini cinesi, anche se, per vedere le prime coppie con i figli dagli occhi a mandorla, occorrerà attendere probabilmente un paio d’anni.
Dopo lunghi mesi di trattative (un primo accordo tra i due governi risale alla primavera 2005), due Ong italiane sono state autorizzate formalmente dalle autorità di Pechino ad operare in Cina: il Ciai (Centro aiuti all’infanzia) e l’Aibi (Associazione aiuti ai bambini), entrambe con sede a Milano.
La decisione è il risultato dell’incontro fra i rappresentanti del China Center of Adoption Affairs di Pechino (l’organismo autorizzato dal Consiglio di Stato cinese per regolamentare le adozioni internazionali dal 1995) e la controparte italiana, la Commissione per le adozioni internazionali, nel corso del quale sono state concordate le modalità applicative dell’accordo bilaterale tra la Repubblica popolare cinese e l’Italia. Ratificato il 19 dicembre dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l’accordo deve essere ora sancito dal Ministero degli affari civili cinesi, dopo di che diverrà operativo.
Nel corso della loro missione i funzionari cinesi hanno incontrato i rappresentanti delle 7 associazioni candidatesi ad operare in Cina, al termine del quale hanno comunicato di aver individuato in Ciai e Aibi i partner per le adozioni di bambini cinesi in Italia. “Si tratta di un grande traguardo, una possibilità in più per centinaia di minori abbandonati di trovare una famiglia disposta ad accoglierli”, ha commentato la notizia il presidente di Aibi, Marco Griffini. “Ciò che conta, ora, - aggiunge la presidente del Ciai, Valeria Rossi Dragone - è che tutte le parti in causa si impegnino ad operare veramente dalla parte dei bambini. Da parte nostra, siamo onorati per l’incarico offertoci e ci impegniamo fin d’ora ad operare con la serietà e il rigore che da 40 anni ci contraddistinguono”.
Oltre a vantare un lunga esperienza sul campo, le due storiche Ong dispongono di un’organizzazione consolidata ed efficiente e garantiscono una gestione trasparente, come prova il bilancio certificato da enti di controllo esterni. Inoltre – non da oggi – queste associazioni dedicato un’attenzione specifica alla Cina e alla sua popolazione. In particolare, per quanto concerne il Ciai va ricordato che – come spiega la presidente – “l’associazione, autorizzata ad operare in Cina fin dal 1996, nel corso degli anni Novanta ha appoggiato, tramite sostegno a distanza, un gruppo di bambini disabili, grazie ad alcuni contatti con missionari del Pime. In futuro è nostra intenzione continuare su questa strada ed esplorare i contatti utili allo scopo di realizzare, anche in Cina, la missione del Ciai”.
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