Pechino ammette: "diffuse" violazioni e soprusi a danno dei lavoratori
Pechino (AsiaNews/Scmp) La stabilità sociale in Cina "è seriamente minacciata dalle diffuse violazioni alle leggi sul lavoro compiute dagli industriali, protette dalla negligenza dei governi locali".
Con queste parole He Luli, vice presidentessa della Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del Popolo, ha presentato i risultati di un'inchiesta sull'applicazione delle leggi sul lavoro in vigore in Cina. L'ispezione ha interessato 7 province e municipalità fra cui Pechino, Shanghai, Chongqing ed il Guangdong.
Secondo gli ispettori il problema dei salari ridotti o non pagati - è "diffuso"; inoltre vi è "poca attenzione ai diritti dei lavoratori" al momento della stesura dei contratti fra imprenditori e manodopera. Più dell'80 % delle piccole e medie imprese, tuttavia, "non ritiene necessario" mettere sotto regolare contratto i propri lavoratori.
"Gli incidenti di massa collegati alle dispute sul salario, provocati soprattutto da imprenditori che fuggono senza pagare i lavoratori ha detto la He durante la sua relazione alla Commissione sono in aumento e minano in maniera seria la stabilità sociale".
Secondo l'inchiesta, la maggior parte delle dispute nasce dall'usanza di costringere i lavoratori a firmare dei fogli di carta bianca che in un secondo tempo gli imprenditori trasformano in "contratti" a loro piacimento. "Alcuni di questi contratti non menzionano il salario ha aggiunto la relatrice e spesso esonerano da ogni responsabilità i datori di lavoro in caso di incidenti o addirittura di morte sul lavoro".
Vanno però biasimate, ha aggiunto, anche "la mancanza di disciplina e la negligenza degli ufficiali del lavoro". "Alcuni governi locali ha sottolineato - non sono riusciti a farsi carico dei problemi dei lavoratori a causa della loro inefficienza e pigrizia. Nonostante la pronuncia positiva di giudici ed arbitri del lavoro, spesso gli operai devono attendere anche un anno per ottenere il saldo della paga".
Chen Zhonglin, direttore della facoltà di Giurisprudenza dell'Università sud-occidentale di legge e politica e deputato dell'Assemblea nazionale del Popolo, sottolinea che il tasso di disoccupazione è un altro "fattore chiave, determinante nel creare questo tipo di situazione". "Sia il nostro mercato del lavoro che i nostri lavoratori ha spiegato - stanno affrontando da tempo una pressione fortissima a causa dei 40 milioni di dipendenti statali che hanno perso il posto negli ultimi 20 anni, dopo la privatizzazione delle imprese statali".
"Centinaia di migliaia di lavoratori migranti entrano ogni anno nelle città in cerca di lavoro. Questo è il motivo per cui accettano i soprusi degli imprenditori e le misere e pericolose condizioni di lavoro, che peggiorano di giorno in giorno".
La soluzione, per Chen, non verrà da una semplice legge o dalla revisione di quelle vigenti. "Solo quando il nostro Paese diverrà una società orientata verso il popolo, solo quando più persone potranno godere dei benefici delle riforme e avremo abbandonato il concetto di 'sviluppo a tutti i costi' nella nostra cieca caccia alla crescita economica, si potrà realmente parlare di leggi sul lavoro". "Ma ha concluso credo che la strada verso questo risultato sia ancora lunga".
13/03/2019 15:31
05/03/2019 07:26