Pechino-Washington, molti impegni e poche decisioni, in attesa di Obama
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’impegno ad aiuti al commercio per 20 miliardi di dollari e a combattere il protezionismo. Cina e Stati Uniti sembrano soprattutto desiderosi di riaffermare l’utilità dei semestrali “Dialoghi economici e strategici” , ma sembrano incapaci ad ottenere risultati immediati, in attesa dell’insediamento, il 20 gennaio, del nuovo presidente Barack Obama.
Il fondo di 20 miliardi (12 dagli Usa e 8 dalla Cina) aiuterà gli importatori, soprattutto dei Paesi in via di sviluppo, che hanno difficoltà a trovare credito per acquistare merci. Ha un’utilità soprattutto simbolica, dato che è una somma modesta rispetto alla crisi mondiale. Ma permette al segretario Usa al Tesoro Henry Paulson di dire che “entrambi i Paesi sono impegnati a rinforzare l’economia globale”.
Gli altri esiti dei 2 giorni di incontri a Pechino sono dichiarazioni di principio, a parte accordi secondari su commercio e collaborazione tecnologica per energia e tutela dell’ambiente. Per il vicepremier Wang Qishan “entrambe le parti credono che, di fronte alle crescenti sfide che tutti affrontiamo, dobbiamo tutti opporci in modo netto a qualsiasi forma di protezionismo”. Pechino teme che gli Stati ricchi adottino misure protezioniste, che colpirebbero le già molto diminuite esportazioni cinesi.
Molti esperti notano che questi “Dialoghi”, iniziati nel 2006 per armonizzare la politica economica dei 2 Paesi, hanno avuto scarsi risultati concreti, a parte l’ovvia affermazione che è comunque utile confrontarsi, come oggi ripete il Quotidiano del popolo.
Né gli Stati Uniti possono essere soddisfati dal monito cinese che tra “le principali ragioni della crisi finanziaria Usa ci sono l’eccessivo consumo e l’alto rapporto di indebitamento”, come ha detto il governatore della Banca centrale Zhou Xiaochuan.
Non ci sono novità sullo yuan, che da anni Washington ritiene sottostimato rispetto al dollaro e ne chiede un serio apprezzamento, mentre Pechino ha consentito aggiustamenti solo parziali e non esclude di “indebolirlo” per favorire maggiori afflussi di capitali esteri. I media riportano “fonti ufficiali Usa” secondo cui la Cina si è impegnata a proseguirne l’apprezzamento, ma ieri il ministro al Commercio Chen Deming ha ripetuto che lo yuan potrà rimanere stabile “se non ci saranno maggiori problemi nella situazione economica mondiale e se ognuno continuerà a collaborare in modo serio per affrontare la crisi finanziaria”: condizioni di difficile attuazione e, soprattutto, che non dipendono dalla Cina.
Il neopresidente Obama non ha indicato se continuerà questi dialoghi, che comunque sono graditi da Pechino. Wang ha detto che la Cina desidera “continuare questo dialogo trasparente e pragmatico con la nuova amministrazione Usa”, nella “ferma convinzione che domani le relazioni Cina-Usa potranno essere solo migliori”.
Ma lo scenario che si apre è inedito. L’esperto economico Paul Cavey commenta all’agenzia Bloomberg che “prima per gli Usa era prioritario ottenere l’accesso al mercato finanziario cinese. Ora serve loro denaro liquido, per cui c’è un cambiamento di tono”. (PB)
10/04/2008