20/06/2006, 00.00
Cina
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Pechino, poliziotti in borghese "rapiscono" la famiglia di un attivista non vedente

Per impedire la loro testimonianza, un gruppo composto da dodici uomini è entrato con la forza in una casa della capitale, non si è identificato ed ha portato via la madre, il fratello e la figlia di Chen Guangchen, attivista non vedente per i diritti umani in carcere da marzo.

Pechino (AsiaNews/Scmp) – Un gruppo composto da dodici uomini vestiti in borghese è entrato ieri con la forza nella casa di un assistente universitario della facoltà di Legge di Pechino ed ha portato via la madre, il fratello maggiore ed il figlio di tre anni di Chen Guangchen, noto attivista per i diritti umani arrestato l'11 giugno scorso, non vedente.

Secondo gli avvocati e gli attivisti che seguono il suo caso, gli uomini che hanno fatto irruzione nella casa fanno parte della polizia di Linyi.

Il fatto è avvenuto intorno alle otto di sera: la casa è quella di Teng Biao, amico di Chen, che ne ospitava la famiglia in occasione di una conferenza stampa prevista per ieri, che ha dovuto essere cancellata. Xu Zhiyong, avvocato, dice che lo stesso Teng è stato colpito dagli uomini mentre cercava di aiutare la madre di Chen, di 70 anni: "La polizia – dice – dovrebbe identificarsi e mostrare i documenti che attestano la validità dell'arresto. Perciò, questo è stato un rapimento".

La conferenza stampa era stata indetta per cercare di attirare l'attenzione dei media, nazionali ed internazionali, sul caso del 35enne attivista non vedente: Chen è famoso nel Paese per l'attività che svolge a favore dei disabili e per la campagna contro la politica governativa di pianificazione delle nascite. E' stato lui ad aiutare alcuni cronisti del Washington Post a trovare le prove della campagna di aborti forzati condotta contro le donne di Linyi, nello Shandong.

Grazie ai suoi dati, il giornale americano ha potuto provare che nel corso dello scorso anno le autorità della provincia centro-orientale hanno sterilizzato con la forza oltre 7mila persone. Dopo la denuncia, l'Agenzia cinese per la Pianificazione familiare è stata costretta ad ammettere, il 19 settembre scorso, che alcuni rappresentanti governativi "hanno effettuato aborti forzati e sterilizzazioni contrari ai diritti legali dei cittadini".

Chen è stato fermato e chiuso in prigione l'11 marzo scorso – dopo diversi mesi di arresti domiciliari – ma le accuse formali contro di lui sono state presentate alla famiglia solo all'inizio di giugno.

Hu Jia, altro famoso attivista, aveva aiutato gli avvocati ad organizzare la conferenza: insieme alla moglie Zeng Jinyan è stato fermato ieri da diversi poliziotti – sempre in borghese – mentre cercava di uscire dalla sua casa. "Mi hanno detto in maniera esplicita – ha detto via telefono – che non potevo andare da nessuna parte per via della conferenza stampa".

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