Pechino, polizia interrompe una conferenza stampa sud coreana
I parlamentari stanno investigando sulla scomparsa di un attivista che in passato ha aiutato molti rifugiati nord coreani ad abbandonare il Paese. Si sospetta il rapimento da parte degli agenti segreti di Pyongyang.
Pechino (AsiaNews/Scmp) – La polizia cinese ha interrotto la conferenza stampa di un gruppo di parlamentari di Seoul, spegnendo le luci della sala dell’albergo nella quale si svolgeva l'incontro.
Ieri 4 parlamentari del partito di opposizione sud coreano Grand National Party hanno fatto tappa a Pechino dopo aver visitato la città di Yanji, al confine fra Cina e Corea del Nord. Essi stanno investigando sulla sorte del reverendo Kim Dong-Shik - un attivista sud coreano che ha aiutato diversi cittadini della Corea del Nord a fuggire in Cina - del quale non si hanno più notizie da 5 anni. Egli potrebbe essere stato rapito da agenti segreti di Pyongyang. I parlamentari sud coreani hanno chiesto al governo di Pechino di usare “clemenza” verso i cittadini nord coreani e di consentire il libero passaggio verso l’estero.
Per i funzionari di Pechino gli esuli nord coreani sono immigranti illegali, non rifugiati come essi chiedono. In passato migliaia di cittadini della Corea del Nord sono stati rimpatriati, dopo ripetuti incidenti nelle ambasciate estere e negli istituti scolastici stranieri di Pechino, causando numerosi grattacapi al governo cinese.
Ieri, durante le battute iniziali della conferenza stampa in programma al Great Wall Sheraton Hotel di Pechino, la polizia ha fatto irruzione nell’edificio, spegnendo le luci della sala ed invitando i giornalisti ad uscire. Essi hanno affermato che la conferenza stampa non aveva ottenuto l’autorizzazione del ministro cinese degli Esteri.
Gli ufficiali di polizia hanno bloccato le porte dell’albergo e hanno impedito ai giornalisti di incontrare i parlamentari sud coreani; Kim Moon-Soo, portavoce del gruppo, ha chiesto agli “intrusi” di presentarsi e di riaccendere le luci. “Non ci lasceremo sconfiggere dall’oscurità – ha gridato il funzionario – e non potete trattarci come prigionieri”.
Egli ha chiesto alla polizia di mostrare i documenti governativi che impedivano il regolare svolgimento della conferenza stampa; dopo 1 ora e 40 minuti, all’arrivo dei funzionari dell’ambasciata sud coreana, le luci sono state riaccese ma la conferenza stampa non è più ripresa.
Kim Moon-Soo ha rivolto una protesta ufficiale al governo cinese, mentre gli uomini della sicurezza controllavano ogni sua mossa. Un funzionario dell’ambasciata sud coreana ha affermato che i parlamentari “non erano a conoscenza delle procedure che regolano lo svolgimento di una conferenza stampa” in Cina, perché durante gli incontri a 6 in occasione delle crisi nucleare nord coreana, Giappone e Corea del Sud hanno “ne hanno tenuta una a Pechino” senza particolari problemi.
11/11/2004