Pechino, nuovo giro di vite sull’istruzione: vietati i libri di testo stranieri
Entra in vigore una nuova direttiva: “Il materiale didattico nelle scuole primarie e secondarie deve riflettere la volontà del Partito e dello Stato”. In Tibet, durante la pausa didattica invernale le autorità ordinano alle famiglie di vietare ai figli qualsiasi attività religiosa.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il Partito comunista cinese ha pubblicato nuove linee guida che vietano materiali didattici stranieri nelle scuole primarie e secondarie del Paese. Le ultime direttive governative impongono ad autori, editori ed insegnanti di promuovere lo “spirito del pensiero di Xi Jinping” in tutti i libri di testo usati, a partire dalle elementari fino al liceo. Pechino continua ad applicare un rigido controllo sull’istruzione dei più giovani, ma non si limita alle aule degli istituti scolastici: attivisti tibetani per i diritti umani denunciano che, per il terzo anno consecutivo, le autorità hanno ordinato alle famiglie residenti a Lhasa di tenere i propri figli lontani da qualsiasi attività religiosa durante le vacanze invernali.
Nel nuovo regolamento, datato 19 dicembre scorso e pubblicato sul sito web ufficiale del ministero dell'Istruzione, si legge che “il materiale didattico nelle scuole primarie e secondarie deve riflettere la volontà del Partito e dello Stato”. Le linee guida stabiliscono che tutti i testi sottoposti a revisione politica da parte di esperti di marxismo, cultura tradizionale cinese e valori rivoluzionari. In caso di “problemi con la direzione politica e l'orientamento ai valori del loro contenuto”, i libri o altro materiale scolastico saranno ritirati. “Le classi scolastiche dell’istruzione obbligatoria (fino ai 16 anni) non possono usare materiale didattico estero”, afferma la direttiva. Nella scelta dei libri, le scuole superiori devono invece “seguire la politica nazionale”.
Il 9 dicembre 2016, in occasione di una conferenza sul lavoro ideologico e politico nelle università, è stata avviata una campagna per intensificare l'istruzione ideologica e politica (思想 政治 教育, Ipe). Durante l’evento, il presidente Xi Jinping ha ribadito con forza la supremazia del marxismo e del socialismo nelle istituzioni cinesi di apprendimento superiore; il “cuore della leadership” ha spinto per il rafforzamento del lavoro ideologico e politico, al fine di indottrinare i 37 milioni di studenti universitari nel Paese.
Parole come “Dio”, “Bibbia” e “Cristo” sono state bandite da un libro di testo per le scuole elementari lo scorso agosto. Nel tentativo di ridurre l’adesione alle religioni (e in particolare al cristianesimo), o di sottometterli a una “sinicizzazione” forzata, sono state censurate queste parole perfino in storie di autori stranieri. I riferimenti sono stati rimossi dalle traduzioni in lingua cinese di quattro storie classiche pubblicate dalla People's Education Press, tra cui “Piccola fiammiferaia” di Hans Christian Anderson e "Robinson Crusoe" di Daniel Defoe.
Negli ultimi giorni, sono tornate a far discutere le politiche educative di Pechino in Tibet. Gli attivisti di International Campaign for Tibet (Ict) puntano il dito contro una direttiva del 31 dicembre, inviata dalla scuola elementare Chengguan Haicheng di Lhasa al genitori degli studenti. Il documento contiene linee guida su compiti e progetti scolastici per le vacanze invernali, assistenza sanitaria e comportamenti proibiti – comprese le attività religiose. La pausa didattica è iniziata lo stesso 31 dicembre e durerà due mesi. Inoltre, la direttiva esorta i genitori a sostenere i “Quattro divieti”: pattinare sui fiumi ghiacciati; entrare in internet café e altri luoghi di intrattenimento; trasportare coltelli o altri oggetti pericolosi; uscire di casa non accompagnati.