Pechino, la pace nella penisola coreana e la compravendita sullo yuan
di Joseph Yun Li-sun
Soltanto il governo cinese, spiega ad AsiaNews una fonte in Corea, “può fermare Pyongyang. Ma Pechino potrebbe voler scambiare la pace nella penisola con una tregua nella guerra dello yuan. Le sanzioni sono utili, ma colpiscono soprattutto un popolo già provato”.
Seoul (AsiaNews) - La Corea del Sud ha annunciato questa mattina la piena sospensione degli scambi commerciali con la Corea del Nord e ha chiesto le scuse del regime comunista per l’affondamento della corvetta Cheonan, avvenuto lo scorso marzo, in cui morirono 46 marinai. In un discorso alla televisione nazionale, il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha confermato che il suo governo ricorrerà dinanzi al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per reclamare sanzioni contro Pyongyang.
Il presidente, considerato un conservatore, ha avvertito che il suo governo prenderà misure di “autodifesa” in caso di “una nuova provocazione nordcoreana”. Seoul ha anche annunciato il divieto di navigazione ai mezzi navali nordcoreani nelle sue acque territoriali. Immediato e pieno il sostegno da parte di Barack Obama, che in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca ha assicurato la collaborazione militare delle truppe Usa “per evitare future aggressioni”, precisando che le misure adottate contro Pyongyang sono “assolutamente appropriate”.
Nello stesso tempo il segretario di Stato americano Hillary Clinton – che si trova a Pechino per una bilaterale con il governo cinese - ha chiesto alla Cina di collaborare con gli Stati Uniti sulla delicata vicenda. Il governo di Hu Jintao, che due settimane fa ha annunciato di appoggiare le sanzioni contro il nucleare iraniano, non ha risposto.
Da settimane le due Coree sono ai ferri corti dopo il siluramento di una corvetta sudcoreana. La situazione si è aggravata lo scorso 19 maggio, quando un team di esperti internazionali ha indicato in un missile nordcoreano la causa dell’affondamento. Il presidente Lee ha definito l’attacco una “provocazione militare nordcoreana” e ha chiesto a Pyongyang di punire immediatamente i responsabili di quella che ha definito “un’aggressione a sorpresa”.
Il regime di Kim Jong-il ha negato ogni coinvolgimento e ha chiesto a sua volta a Seoul di ritirare le accuse. Il blocco dei commerci, deciso questa mattina, è una risposta negativa alla richiesta. Secondo una fonte di AsiaNews in Corea, le nuove sanzioni “sono utili, perché metteranno in ginocchio Pyongyang. Ma si abbatteranno con forza soprattutto sul popolo, non sul governo, e questo è drammatico per della gente che soffre già abbastanza”.
Rimane l’incognita cinese: “Pechino è in grado di sostenere da sola l’intera Corea del Nord, e la non risposta alle richieste americane significa che non ha deciso di abbandonare Pyongyang al suo destino. Hu Jintao ha sempre ripetuto che non vuole interferenze esterne nella politica cinese, e la minaccia coreana può essere un modo per guadagnare punti nella guerra dello yuan”.
In pratica, conclude la fonte, “Pechino potrebbe barattare la pacificazione della penisola coreana con un altro anno di silenzio sulla valuta bloccata. Washington insiste molto sul tema, ma la Cina non vuole sentire parlare di riforma monetaria”.
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