Pechino, bloccata la pubblicazione dei diari di Li Peng su Tiananmen
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – La pubblicazione dei diari del “macellaio di Tiananmen” Li Peng è stata bloccata per problemi di copyright “con implicazioni morali”. Lo conferma il fondatore della casa editrice New Century Press Bao Pu - figlio del noto dissidente Bao Tong - che ha deciso di fermare la stampa del volume “dopo aver ricevuto diversi messaggi da parte di alcune personalità”, a cui però non ha voluto dare un nome.
Nel frattempo il figlio maggiore di Li – premier cinese durante i moti di piazza del 1989 – è stato promosso a vice-governatore della provincia dello Shanxi, vitale per il fabbisogno energetico del Paese. Li Xiaolin, 51 anni, è il figlio maggiore del “macellaio”: considerato uno dei “principini” della nuova Cina – i figli viziati degli ex dirigenti comunisti – è stato nominato anche vice-segretario del Partito comunista cinese. La sua nomina aumenta il prestigio della famiglia in seno al governo centrale.
Secondo alcuni analisti, proprio la considerazione di Pechino per Li Peng – che oggi ha 81 anni e non gode di buona salute – sarebbe alla base della mancata pubblicazione dei diari. L’editore, tuttavia, aveva detto ad AsiaNews che la stampa era vincolata da problemi di diritti d’autore: la figlia di Li, incaricata di trattare, ha probabilmente alzato le richieste economiche per cedere i diritti.
La versione fotocopiata delle memorie, intitolate “Il momento critico” e sottotitolate “I diari di Li Peng”, è stata però immessa in Rete da uno sconosciuto a ridosso del 4 giugno, 21esimo anniversario del massacro del movimento di piazza. Il testo, scaricabile, è accessibile anche agli utenti della Cina continentale. La pubblicazione cartacea del testo, a cura della New Century Press, era prevista per il 22 giugno.
Nel testo Li Peng si dice “pronto a morire pur di impedire le manifestazioni di piazza Tiananmen, un movimento paragonabile alla Rivoluzione culturale” e aggiunge di “non aver mai avuto l’autorità di dispiegare soldati, prerogativa nelle mani del presidente Deng Xiaoping”.