Patriarca maronita: i mali del Libano nascono dalla dipendenza dei politici da Paesi esteri
Beirut (AsiaNews) - "Tutti i politici libanesi prendono ordini dall'estero", mancano quindi di indipendenza, mentre "la nostra salvezza è nella nostra unità interna" e "la lealtà verso il Paese dovrebbe essere al primo posto". Parole dure contro una classe politica che manca di senso dello Stato quelle pronunciate ieri dal patriarca maronita Beshara Rai che, incontrando i giornalisti, ha accoratamente descritto la situazione del suo Paese, nella prospettiva della ricerca del bene comune.
La dipendenza da interessi esterni, per il patriarca "è il motive per il quale il Paese è paralizzato, perchè è legato a alleanze straniere. Il Libano deve giocare il suo ruolo di guida nel mondo arabo, specialmente da quando gli arabi hanno detto di aver bisogno del Libano".
Anche il ritorno degli assassini politici - la settimana scorsa c'è stato il tentativo di uccidere il parlamentare Butros Harb - hanno, per mons. Rai, la stessa origine. "E' il risultato della mancanza di lealtà verso lo Stato e della proliferazione delle armi, possedute in gran quantità ovunque da palestinesi, Hezbollah, partiti milizie e persone". "Tutti coloro che portano avanti degli omicidi hanno copertura politica".
"Il Libano - invece - è un valore di civilizzazione preziosa e unica nella comunità internazionale. Merita la nostra incondizionata fedeltà. Guardando alla nostra storia, alla composizione della nostra società e alla nostra posizione geografica, non abbiamo alcun interesse a rapporti ostili con chiunque altro". "Il Libano è aperto a tutto il mondo, senza essere al servizio di nessuno", per questo egli auspica "che sia proclamata la neutralità del Libano, ossia che siamo riconosciuti come un Paese al di fuori della politica degli assi regionali e internazionali".
"I libanesi debbono essere uniti e dichiarare la loro fedeltà allo Stato. Nessuno ha il diritto di imporre la propria opinione agli altri", "noi viviamo in un Paese democratico e non vogliamo accettare dittature". (PD)
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