Patriarca maronita: chiedere il ritiro siriano con "calma e dialogo"
Manifestanti cristiani attorno al card. Sfeir: "Oggi è iniziata la rivolta per l'indipendenza".
Beirut (AsiaNews) - Il Patriarca maronita Nasrallah Sfeir ha rinnovato oggi il suo appello a tutti i libanesi per il ritorno alla "calma" dopo l'attentato che ha ucciso una settimana l'ex premier Hariri. Il patriarca ha rilanciato l'invito al dialogo "sincero" con tutte le componenti della società libanese ribadendo il "pieno appoggio" alle disposizioni delle Nazioni Unite.
Sfeir ha parlato davanti a centinaia di persone radunatesi davanti alla sede patriarcale di Bkerke. I manifestati hanno scandito slogan anti-siriani quali "Fuori la Siria" e "Vogliamo un Libano sovrano, libero e indipendente".
I dimostranti recavano grandi quadri dell'ex premier Hariri, ucciso lunedì scorso in un attentato che ha causato 16 morti. I manifestanti gridavano "Non vogliamo l'occupazione siriana" e "Oggi è nata la rivolta per l'indipendenza".
Parlando alla folla, Sfeir ha ribadito l'esigenza di applicare la risoluzione Onu 1559 [che chiede il ritiro delle truppe siriane, ndr] usando "la ragione" perché i problemi della patria "non possono esseri risolti con reazioni e contro-reazioni". Sfeir ha infine elevato la sua preghiera a Dio perché "il bene vinca sul male".
Sempre oggi decine di migliaia di manifestanti sono scesi per le strade di Beirut in ricordo della morte di Hariri: "Vogliamo sapere la verità" hanno scandito davanti alla sede Onu della capitale. Il deputato Pierre Gemayel ha affermato che "oggi è nato il nuovo Libano". "Vogliamo sottolineare davanti alla comunità internazionale che il Libano non muore" ha ribadito Gemayel. "Siamo pronti al rilancio di un dialogo diretto tra l'opposizione e la Siria".
I dimostranti si sono recati alla moschea di Mouhamad El Amin dove è stato sepolto Hariri. La manifestazione, convocata dai leader dell'opposizione, ha voluto dimostrare la simpatia e la partecipazione al lutto della famiglia dell'ex primo ministro assassinato. La gente in piazza ha protestato contro il premier Omar Karame e ha anche espresso la propria opposizione alla presenza siriana in Libano. I dimostranti hanno inoltre invocato l'applicazione della risoluzione Onu che chiede il ritiro dei 14 mila soldati siriani ancora presenti in Libano ed il disarmo degli Hozballah.
Alla ripresa dei lavori parlamentari, molti deputati dell'opposizione si sono presentati in parlamento con una striscia rossa al braccio, il segno distintivo dei membri dell'incontro all'hotel Bristol della capitale, presieduto dai leader dell'opposizione Kornet Chehwan e Walid Jumblatt, seguaci del defunto leader Hariri e del generale Aoun, in esilio a Parigi. Il presidente dell'aula, Nabih Berri, ha presieduto la sessione con un solo punto all'ordine del giorno: chiarire la situazione politica attuale dopo la morte di Hariri .
Il ministro dell'Interno Sleiman Franjiyeh ha confermato al corrisponde di AsiaNews a Beirut "il diritto e totale rispetto della libertà di tutti" cittadini a manifestare "senza causare disordini". Franjiyeh ha rinnovato la "totale disponibilità" del governo acollaborare con i giudici nominati dall'Onu per l'indagine sull'uccisione di Hariri, come già affermato dal presidente del parlamento Berri. (YH)